I produttori di diamanti De Beers, Anglo american e Okavango diamond company, di proprietà dello Stato del Botswana, hanno chiesto al Gruppo dei sette (G7) di riconsiderare i nuovi divieti sui diamanti russi, che stanno avendo e avranno ancor di più “conseguenze indesiderate” in particolare sull’aumento dei costi per le gemme africane. Il G7 si prepara a imporre la seconda fase del divieto sui diamanti russi: dal 1 gennaio è in vigore un divieto diretto sull’importazione e l’acquisto di diamanti russi, che si estenderà a tutte le importazioni indirette di gemme russe dal 1 marzo. Infine, a settembre sarà introdotto un nuovo sistema per risalire all’origine delle gemme.
Tuttavia, permangono i dubbi su come controllare il Paese d’origine di un diamante e dove farlo: il Belgio sostiene l’idea dei controlli effettuato ad Anversa, il principale hub mondiale dei diamanti, ma questo rischia di avere conseguenze importanti nella logistica: “Di fatto, i produttori africani sarebbero costretti a inviare tutti i loro diamanti in una direzione invece di scegliere. Inoltre, i diamanti africani “etici” diventerebbero molto più costosi” Al Cook, amministratore delegato di De Beers, all’agenzia Reuters.
In precedenza, il gruppo De Beers aveva esortato il G7 a coinvolgere Botswana, Namibia, Sudafrica, Angola e India per sviluppare il quadro normativo con il contributo di tutto il settore diamantifero globale.
La Russia è il più grande produttore mondiale di diamanti grezzi in volume e le nuove restrizioni al commercio di gemme russe fanno parte delle misure più ampie del G7 progettate per limitare le entrate di Mosca.
Secondo Cook, una delegazione del G7 ha visitato le operazioni di De Beers per studiare i loro sistemi e processi di certificazione e la società ha suggerito che ai produttori africani sia consentito certificare i propri diamanti come “non russi”: “Crediamo che il sistema che abbiamo in Namibia, Sud Africa e Botswana abbia superato la prova del tempo” ha detto Cook. Una delegazione di funzionari del G7 ha visitato anche la Okavango.
Per tracciare la propria produzione, attualmente De Beers utilizza la blockchain Tracr, un database di transazioni condivise su una rete di computer. Una volta che il record di una transazione viene aggiunto al database, è molto difficile modificarlo.
Anche l’India, che ospita il 90% dell’industria mondiale del taglio e della lucidatura dei diamanti, avrebbe esortato i Paesi del G7 a ritardare l’imminente divieto sui diamanti russi perché le regole per risalire alle origini delle gemme rimangono poco chiare.