La Missione di stabilizzazione dell’organizzazione delle Nazioni unite nella Repubblica democratica del Congo (Monusco), dispiegata da 25 anni nella Rdc, ha iniziato il suo ritiro definitivo dalla provincia del Sud Kivu, nell’est del Congo, regione preda della violenza dei gruppi armati. Lo si apprende da una nota ufficiale dell’Onu.
La Monusco, che attualmente conta circa 15.000 militari di varie nazionalità, dovrebbe ritirarsi definitivamente dal Paese entro la fine di quest’anno. Il rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni unite nella Repubblica democratica del Congo (Rdc) e capo della Monusco, Bintou Keita, ieri mattina, nel corso di una cerimonia ufficiale, ha finalizzato il trasferimento della prima base Monusco al governo della Repubblica democratica del Congo.
La base è quella di Kamanyola, fondata nel 2005 e vicina ai confini del Ruanda e del Burundi e sarà gestita dalla Polizia nazionale congolese: “Ci auguriamo che la consegna di Kamanyola, combinata con la costruzione in corso della sottocommissione della polizia nazionale congolese da parte della Monusco, serva da modello e ispirazione per il resto del processo di disimpegno della Monusco” ha detto Bintou, il quale ha precisato che il ritiro della Monusco dalla provincia del Sud Kivu “non è sinonimo di un allontanamento delle Nazioni unite dalla Rdc” ma si tratta piuttosto di “una riconfigurazione della presenza dell’Onu, a sostegno del popolo e del governo della Rdc. Dopo la partenza della Monusco, le agenzie, i fondi e i programmi delle Nazioni unite continueranno a fornire il loro sostegno” mentre la responsabilità della protezione dei civili e della sicurezza “sarà esclusivamente del governo congolese”. La fase di ritiro dal Sud Kivu dovrebbe concludersi entro la fine di aprile.