Libia: ennesimo inviato Onu si dimette, l’ultimo di una lunga serie

di claudia

Le dimissioni di Bathily sono state la conseguenza di un evento più importante, avvenuto all’inizio di marzo: l’insediamento come sua vice, della diplomatica statunitense Stéphanie Koury, paracadutata a Tripoli direttamente dal suo ufficio di New York. È l’opinione di Jalel Harchaoui, specialista di Libia per il Royal united service institute, un centro studi sulla sicurezza con base a Londra.

“Koury rimarrà ad interim per evitare un voto in Consiglio di Sicurezza, che come sappiamo sarà osteggiato dalla Russia – osserva Harchaoui, intervistato ieri da Radio France Internationale – E così, alla fine, gli Stati Uniti saranno riusciti a sostituire Bathily con un diplomatico americano, che fa loro molto più comodo”.

“C’è una ragione principale – prosegue Harchaoui – per cui le Nazioni Unite non riescono a influenzare i leader libici: penso all’Egitto, che ha sempre ostacolato Abdoulaye Bathily da quando è arrivato nel settembre 2022. Se uno Stato così influente e carismatico come il Paese più popoloso del mondo arabo ti impedisce di fare il tuo lavoro in Libia, che è proprio lì accanto e ha solo sette milioni di abitanti, non potrai avere successo. Soprattutto se le principali democrazie occidentali, come gli Stati Uniti e la Francia, continueranno a dare la priorità a compiacere l’Egitto invece di ignorarlo e aiutare la Libia a uscire dalla crisi”.

Le dimissioni, martedì, di Abdoulaye Bathily da capo della Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia sono state le ultime di una lunga serie: dal 2011, altri sei inviati si sono succeduti alla guida della Missione, nota come Unsmil dall’acronimo inglese (United Nations support mission in Libya).

La durata media dei mandati è inferiore ai 20 mesi: come ricorda il sito del quotidiano Le Monde, il predecessore di Bathily, lo slovacco Jan Kubis, aveva ricoperto la sua carica per soli dieci mesi nel 2021. Prima di Kubis c’era stata la statunitense Stephanie Williams, dimessasi dopo nove mesi per “motivi personali e familiari”. Prima di lei, il libanese Ghassan aveva lasciato l’incarico nel marzo 2020 “ragioni di salute” dopo due anni e mezzo di sforzi per il dialogo. Più duraturo il mandato del primo inviato della Missione, il libanese Tarek Mitri, nominato nel 2011. Dopo di lui, nel 2014, era stata la volta dello spagnolo Bernardino Leon, seguito nel 2015 dal tedesco Martin Kobler.

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