Togo: il futuro del “regno” di Gnassingbé, tra tante ombre e poche luci

di claudia
Togo-Faure-Gnassingbé

Di Federico PaniCentro studi AMIStaDeS APS

Il presidente del Togo, Faure Gnassingbé, ha promulgato nei giorni scorsi la nuova Costituzione votata il 19 aprile dall’Assemblea nazionale, nonostante le critiche dell’opposizione e della società civile. La riforma costituzionale, che prevede il passaggio da un sistema di governo presidenziale a uno parlamentare, e la maggioranza ottenuta in Parlamento dal partito Unione per la Repubblica (UNIR) permetteranno al presidente togolese Fauré Gnassingbé di rimanere in carica fino al 2033.

Il 19 aprile scorso i deputati dell’Assemblea nazionale del partito al governo UNIR hanno adottato una modifica costituzionale con un voto unanime di 87-0. Questa modifica elimina il diritto dei cittadini di votare direttamente per il presidente della repubblica.
Il nuovo dettato costituzionale conferisce maggiori poteri al Presidente del Consiglio dei Ministri, eletto dall’Assemblea nazionale.Quest’ultimo supervisionerà de facto le operazioni quotidiane del governo e la durata del suo mandatos arà estesa a 6 anni. In più, il mandato sarà rinnovabile indefinitamente, eliminando così la previsione del limite di due mandati presidenziali (della durata ciascuno di 5 anni): una disposizione chiave della Costituzione togolesedel 2019 che era stata adottata dopo diffuse proteste popolari crolla.

La revisione costituzionale spiana la strada al presidente Faure Gnassingbé per estendere ulteriormente il controllo della sua famiglia sul governo del Paese. Questa mossa permette di prolungare il suo mandato, che è già durato 19 anni, in linea con i 57 anni di governo della sua famiglia.


Le proteste della società civile

Il cambiamento fondamentale che ha investito il sistema di governo togolese non è stato adottato attraverso un referendum popolare ma è stato promosso dal partito al governo da tempo dominante, spesso accusato di operare attraverso procedure legislative poco trasparenti. La mossa ha scatenato l’indignazione dell’opposizione al governo, che ha etichettato l’azione legislativa come “un colpo di stato costituzionale”. Circa 100 accademici togolesi e gruppi della società civile hanno firmato un appello invitando i cittadini a “mobilitarsi” e a respingere quello che percepiscono come un abuso di potere da parte di Gnassingbé. Anche un gruppo che rappresenta i vescovi cattolici del Togo ha affermato che i legislatori non hanno il diritto di adottare una nuova costituzione dato che il mandato del parlamento è scaduto a dicembre, prima delle elezioni legislative.

Samira Daoud, direttrice regionale di Amnesty International per l’Africa centrale e occidentale

Contro il comportamento delle autorità togolesi, che hanno vietato le manifestazioni organizzate dai partiti politici e dalle organizzazioni della società civile l’11, 12 e 13 aprile scorso per protestare contro gli emendamenti alla costituzione, è insorta anche Samira Daoud, direttrice regionale di Amnesty International per l’Africa centrale e occidentale.“In Togo, le voci dissenzienti non possono più godere del diritto alla libertà di espressione e di riunione pacifica. È stato difficile, se non impossibile, contribuire liberamente al dibattito sulla nuova costituzione senza timore di ritorsioni, inclusa la detenzione arbitraria, nonostante i ripetuti impegni dalle autorità per garantire i diritti umani”, ha affermato Daoud.

D’altra parte, non tutti i togolesi sono contro Gnassingbé. È il caso, ad esempio, di Elvire Atchou, 38 anni, contabile in una compagnia di assicurazioni, che ha affermato:“Il Togo sta cambiando, lasciamo che il presidente Faure Gnassingbe continui i grandi progetti: costruzione di strade, scuole, centri sanitari”.
Le elezioni del 29 aprile scorso si sono svolte in un contesto di sfiducia popolare nei confronti della Commissione elettorale nazionale indipendente, già accusata di facilitare condizioni elettorali ineguali. Nonostante ciò, la tornata elettorale ha visto il trionfo schiacciante del partito del presidente Gnassingbé che ha conquistato 108 seggi su 113 all’Assemblea nazionale.

La reticenza da parte della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale ECOWAS, nel criticare la revisione costituzionale in Togo potrebbe fare da effetto detonatore nell’incoraggiare ulteriori manovreextra-costituzionali nella regione. Nel frattempo, il Togo si trova ad affrontare anche il rischio di ricadute dai conflitti jihadisti e la sicurezza e la stabilità saranno d’ora in avanti ulteriori motivi di allarme per il Paese.

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