Sudan, nuove denunce per crimini a el-Fasher

di claudia
darfur

Quello che è successo a el-Fasher è un crimine. Lo ha detto il governatore della regione sudanese del Darfur, designato ministro della Sanità nel governo regionale del Darfur, Babiker Hamdeen, affermando che l’assedio a cui è stata sottoposta la capitale del Darfur Settentrionale è un crimine ai sensi del diritto internazionale umanitario, perché mette in pericolo la vita dei civili facendoli morire di fame e privandoli sistematicamente del diritto alla vita. Ha peraltro confermato che i bombardamenti hanno provocato 38 morti e 280 feriti tra cittadini civili, nonché il danneggiamento e la distruzione di abitazioni e infrastrutture, come l’ospedale pediatrico e gli edifici del ministero della Salute.

Nella conferenza stampa tenuta ieri per parlare delle ripercussioni umanitarie dell’attacco della milizia delle Rsf alla città di el-Fasher, Hamdeen ha condannato con la massima fermezza l’aggressione e il bombardamento indiscriminato dei ribelli e dei loro alleati mercenari sulla città, esponendo la vita dei civili e degli sfollati al pericolo di fame, sete, malattie e morte.

Il ministro ha inoltre condannato il reclutamento e l’utilizzo di bambini di età inferiore ai quindici anni per prestare servizio come soldati nelle milizie, invitando le Nazioni Unite, il consiglio di Sicurezza, la comunità internazionale e le organizzazioni per i diritti umani a prendere decisioni e posizioni chiare contro le Rsf.

Ha anche spiegato che l’attacco alla città di el-Fasher venerdì, sabato, domenica e lunedì è stato preceduto da un attacco della milizia nella campagna occidentale circostante, che ha portato all’incendio di circa 15 villaggi nelle località di Melit e al-Kuma, che ha causato numerose vittime e lo sfollamento di migliaia di persone verso la città dopo un assedio durato mesi. Negli  scorsi mesi, la città è stata isolata dai suoi dintorni, le sue linee di rifornimento interrotte e tutte le rotte terrestri e aeree che collegavano la città agli Stati del Sudan e ai Paesi vicini chiuse, mentre la milizia ha impedito l’ingresso di aiuti umanitari, medicine e beni necessari, il che ha portato a prezzi elevati di cibo e carburante, carenza di acqua potabile, e la diffusione di malattie e malnutrizione tra i bambini.

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