di Giulia Filpi
In occasione della giornata dell’Africa, che ricorre oggi, 25 maggio, un gruppo di studiosi ha lanciato un campanello d’allarme a governi e istituzioni. Per ridurre la vulnerabilità delle economie africane, scrivono gli esperti, la crescita non basta: bisogna trasformarle.
L’African Transformation Index (Ati), questo il titolo dello studio, è stato redatto dal Centro africano per la trasformazione economica (Acet, dall’acronimo inglese) e presentato all’università di Pretoria (Sudafrica). L’indice misura i progressi nella trasformazione economica di 30 Paesi africani, che rappresentano insieme l’86,5% del prodotto interno lordo (Pil) del Continente. L’indagine ha rilevato che, negli ultimi vent’anni, le economie africane sono diventate meno diversificate e la competitività delle loro esportazioni è diminuita. Questa tendenza rischia di far aumentare la vulnerabilità dei Paesi agli shock esterni, come l’impatto negativo delle malattie e dei cambiamenti climatici, che hanno già interrotto il percorso di trasformazione del Continente nel corso di questo secolo.
Sebbene alcuni Paesi abbiano compiuto progressi significativi nella trasformazione economica, il punteggio medio dell’indice di trasformazione rimane basso, ovvero pari a 30,3 su 100, con un gap crescente rispetto alle economie asiatiche e dell’America Latina.
Gli autori dello studio fanno sapere inoltre che “Il punteggio medio della diversificazione africana è diminuito di quasi sei punti tra il 2000 e il 2020, mentre il punteggio della competitività delle esportazioni rimane di appena 13,8 su 100”.
L’analisi si basa sull’indicatore “Depth”, che comprende fattori diversi dal Pil come diversificazione, competitività delle esportazioni, aumento della produttività, sviluppo tecnologico e benessere umano. Proprio da quest’ultimo indicatore arriva il dato più positivo: nel decennio in corso, un numero maggiore di persone in Africa godrà di una qualità di vita più elevata e di maggiori opportunità di realizzare il proprio potenziale rispetto a vent’anni fa.
Tuttavia, per gli economisti dell’Acet, le componenti principali di questa dimensione, tra cui i livelli di reddito e l’occupazione formale, rimangono troppo fragili.
“Tutti parlano di crescita e della sua importanza e il più delle volte si pensa che la crescita risolva tutto. Il nostro punto di vista è che la crescita sia una condizione necessaria ma non sufficiente per uno sviluppo sostenibile e inclusivo- ha dichiarato il presidente di Acet Tito Mboweni, presentando lo studio- Dobbiamo diversificare e non affidarci solo all’agricoltura e alla pesca, ma anche ad altri sottosettori dell’economia”.