Guinea Equatoriale, la Fifa squalifica Emilio Nsue ma nasconde le sue vergogne

di claudia

di Andrea Spinelli Barrile

Lunedì 27 maggio Juan Micha, commissario tecnico della nazionale di calcio della Guinea Equatoriale, ha tenuto una conferenza stampa all’Hotel Panafrica di Malabo, durante la quale ha presentato la lista dei giocatori convocati per le qualificazioni al Mondiale 2026. Tra gli atleti spicca il nome di Emilio Nsue, il capitano degli Nzalang, il giocatore più prolifico e rappresentativo dell’ultima Coppa d’Africa di calcio, Scarpa d’oro nel 2024, vero leader della squadra con 44 presenze e 22 reti. Lo stesso Emilio Nsue che, poco più di 24 ore prima, è stato squalificato dalla Fifa per sei mesi perché giudicato “non idoneo”. In realtà, nella sanzione della Fifa c’è di tutto: l’utile idiota, il potere del denaro, il nepotismo, l’incompetenza e il doppiogiochismo. Ma perché la Fifa ha giudicato il miglior giocatore dell’ultima Coppa d’Africa, Emilio Nsue, “non idoneo”, squalificandolo per 6 mesi e facendo rischiare agli Nzalang, con due sconfitte a tavolino, la qualificazione al Mondiale?

La Commissione disciplinare della Fifa ha deciso che Nsue non fosse idoneo (il comunicato Fifa parla, più precisamente, di “ineleggibilità”) e di conseguenza ha deciso di dichiarare le gare di qualificazione alla Coppa del Mondo Fifa 2026 in cui il giocatore è stato schierato (vale a dire Guinea Equatoriale-Namibia e Liberia-Guinea Equatoriale, giocate rispettivamente il 15 novembre 2023 e il 20 novembre 2023) perse a tavolino dagli Nzalang con il punteggio di 3-0. Sei punti in meno che rappresentano un colpo durissimo per la nazionale africana, che a questo punto rischia di non qualificarsi al Mondiale dopo una Coppa d’Africa entrata nella storia.

Tutto inizia nel 2013, quando Nsue, nato a Palma di Mallorca, in Spagna, da genitori guineani e cittadino spagnolo (la Spagna, fino al 1968, era la potenza coloniale che possedeva la Guinea Equatoriale), viene chiamato dagli Nzalang. Gioca la sua prima partita il 24 marzo contro Capo Verde, persa a tavolino 3 a 0. Nel 2015 la Guinea Equatoriale fu bandita dalla Coppa d’Africa ma si offrì di ospitare la competizione in extremis, di fronte alla rinuncia all’ultimo momento del Marocco, a causa dell’epidemia di Ebola esplosa in Africa occidentale. La Guinea Equatoriale aveva vita facile: gli impianti erano pronti, alcuni realizzati da imprese italiane, per l’edizione svoltasi tre anni prima e co-ospitata con il Gabon, ma il rischio sanitario era enorme: Ebola ha un tasso di mortalità del 70%.

Organizzando la Coppa d’Africa, la Guinea Equatoriale quell’anno salvò l’immagine della Fifa e di tutto il calcio africano, riuscendo anche ad ottenere la qualificazione in qualità di Paese ospitante, risultato che era stato mancato per effetto di due sconfitte a tavolino, proprio contro Capo Verde: l’esordio di Nsue e la partita successiva. Proprio Nsue infatti era stato giudicato dalla Fifa “ineleggibile” nel 2013 per una ragione molto semplice: ha già indossato, nelle giovanili, la maglia della Spagna, con cui ha vinto un Europeo Under-19 nel 2007, una medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo e gli Europei Under-21 del 2011. Poi il cambio di casacca, raccontato bene su Esquire: “Un giorno, il presidente della Federazione della Guinea Equatoriale si presenta a Maiorca per convincere Nsue a giocare con la nazionale africana la Coppa d’Africa 2012. Nsue rifiuta, ma la Spagna smette di convocarlo e così nel 2013 torna sui suoi passi”. La carriera di Nsue, da promettente, è finita nel dimenticatoio e lui è incredibilmente scivolato nelle categorie minori europee.

Oggi, a 34 anni e dopo il titolo di capocannoniere della Coppa d’Africa 2024, la Fifa ha deciso che Nsue non potrà “rappresentare qualsiasi federazione calcistica” per sei mesi. Viene da chiedersi come sia stato possibile che la Fifa glielo abbia permesso fino ad oggi, per 11 anni, nonostante si sia accorta praticamente subito che qualcosa, a livello burocratico, non tornava: come ha fatto Nsue ad arrivare a 44 presenze e 22 reti, se dopo le prime due partite era già stato beccato e squalificato?

Questa è una macchia infame sulla carriera del calciatore africano, che ha 35 anni e non è più una giovane promessa. Ma ancora più infame è la macchia sullo sport equatoguineano e sulla FIFA. Nsue incolpa la Federazione del suo Paese: “Gli Nzalang continueranno a vivere ma non finché il presidente e i suoi scagnozzi rimarranno al potere”. Sullo stesso sito web della Fifa compare un articolo in cui si spiega la pratica fraudolenta tramite cui per anni la Guinea Equatoriale ha schierato, e schiera ancora, atleti non guineani nelle competizioni internazionali. In quell’articolo si cita Claude Le Roy, ex-ct del Congo, che nel 2012 descrisse gli Nzalang come “le Nazioni unite del calcio” e non intendeva fare un complimento ma sollevare uno scandalo.

La domanda quindi si rafforza: cosa ha impedito alla Fifa, per 11 anni, di prendere provvedimenti di fronte a una frode sportiva di tale portata? 

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