Ciad: la tragedia dei profughi sudanesi “è anche la nostra”

di claudia

di Céline Camoin

Nell’indifferenza generale da oltre un anno si consuma la tragedia della guerra in Sudan che ha generato milioni di sfollati. Stando ai dati dell’Unhcr, sono circa 600.000 i civili arrivati in Ciad dall’inizio del conflitto. La drammatica situazione dei rifugiati sudanesi nell’est del Ciad è sempre di più una preoccupazione del governo di N’Djamena, che cerca sostegno da parte della comunità internazionale.

Di fronte alla tragedia dei migliaia di profughi sudanesi in Ciad, il ministro degli Esteri, Abderaman Koulamallah, ha inviato una comunicazione ai rappresentanti delle organizzazioni umanitarie internazionali accreditate in nel Paese, rassicurando i funzionari sulla disponibilità del governo a facilitare i loro interventi con i rifugiati.

“Abbiamo davanti a noi esseri sofferenti, dobbiamo parlare con il cuore. È necessaria una struttura interministeriale per farsi carico con urgenza della situazione dei rifugiati nell’est. Dobbiamo trovare una soluzione duratura per questi rifugiati”, ha dichiarato nella nota. “I rifugiati che provengono dal Sudan stanno vivendo una tragedia assoluta che noi, nelle nostre case, non conosciamo. Solo le organizzazioni umanitarie che sono con questi rifugiati e che ho ricevuto mi hanno allertato. Da quando sono arrivato alla guida di questo ministero, non ho trovato un comitato capace di essere un valido interfaccia con le organizzazioni umanitarie, soprattutto per quanto riguarda i profughi del Darfur e i rifugiati in generale”, ha deplorato il ministro, ricordando che la situazione ha conseguenze anche sulla vita delle popolazioni ospitanti, “che vivono esse stesse in condizioni precarie. Stiamo vivendo un doppio dramma dei rifugiati e delle popolazioni ospitanti.”

Il capo della diplomazia ciadiana ritiene che, nonostante gli sforzi, la comunità internazionale resta sorda di fronte alla tragedia assoluta che stanno vivendo i sudanesi. Poche persone conoscono l’oppressione che impone l’esilio. Le persone stanno perdendo la loro umanità, sono impotenti e non sanno quando potranno tornare a casa. “Sono assolutamente contrario al fatto che si continui a fornire aiuti umanitari senza trovare i modi e i mezzi per reintegrare questi rifugiati nella società in cui vivono. Se domani mattina la guerra in Sudan finisse, ci vorrebbero 10 anni per trovare un Paese stabile”, ha concluso il capo della diplomazia.

Stando ai dati dell’Unhcr, sono più di 600.000 i civili arrivati in Ciad dall’inizio del conflitto in Sudan, nell’aprile del 2023. “Oltre 115.000 sono arrivati ​​dall’inizio del 2024. Nel mese di maggio, una media di 630 persone hanno attraversato il confine ogni giorno”, ha affermato l’UNHCR.

“Questa è la peggiore crisi umanitaria del mondo, e abbiamo bisogno di un livello di interesse pari a quello per l’Ucraina o per le atrocità in corso a Gaza e in Medio Oriente”. Queste le parole ai microfoni di Rfi di Jan Egeland, segretario generale dell’organizzazione Norwegian Refugee Council, che ha effettuato a febbraio una visita di una settimana in Ciad, di cui tre giorni nei campi di Adré.

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