Crisi del Kivu, il Congo chiede agli Usa pressioni su Kigali

di Marco Trovato

È necessario fare pressione per il ritiro delle truppe ruandesi e ugandesi dal suolo congolese per il ritorno di una pace duratura nella regione dell’est della Repubblica Democratica del Congo. Lo ha detto il presidente dell’Assemblea nazionale, Vital Kamerhe, a una delegazione del Congresso americano, venuta a Kinshasa per informarsi sulla situazione della sicurezza.

Kamerhe ha ribadito ieri con fermezza la posizione della Rdc sulla “guerra di aggressione di cui è vittima”. Kamerhe ha quindi chiesto il coinvolgimento degli Stati Uniti affinché il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sanzioni il Ruanda e l’Uganda, come riportato da diversi rapporti sulla guerra nella Rdc.


courtesy Marco Gualazzini

La delegazione del Congresso degli Stati Uniti è guidata da Brian Fitzpatrick, rappresentante della Pennsylvania, e Lucy Tamlyn, ambasciatrice degli Stati Uniti nella Rdc. “La Repubblica Democratica del Congo è anche un partner importante degli Stati Uniti. Per questo motivo è stato importante che il Congresso andasse alla fonte per informarsi sulle reali esigenze di questo paese partner, per poter indirizzare il sostegno che gli Stati Uniti potranno fornire nel quadro della cooperazione bilaterale”, ha detto il capo della delegazione Usa.

Il Nord Kivu – ricco di metalli strategici e minerali preziosi – è sfuggito da decenni al controllo delle autorità. In questa regione sono attivi un centinaio di gruppi armati diversi che seminano terrore e morte tra i civili, che a decine di migliaia sono costretti a fuggire dai loro villaggi. La minaccia più preoccupante per le forze armate congolesi è rappresentata dalla progressiva avanzata dei ribelli M23, che secondo il governo di Kinshasa e alcuni rapporti dell’Onu sono sostenuti dal Ruanda, ma anche dall’Uganda, due Paesi confinanti che trarrebbero beneficio dall’instabilità nella regione.

Repubblica Democratica del Congo. Beni. Courtesy Marco Gualazzini

Un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato l’8 luglio afferma che migliaia di soldati ruandesi hanno combattuto al fianco dei ribelli dell’M23 nell’est del Paese. Secondo lo stesso rapporto, i ribelli avrebbero ricevuto sostegno anche dai militari ugandesi. Sempre secondo il rapporto ONU, confermato da fotografie, riprese di droni e testimonianze, gli interventi e le operazioni militari di migliaia di uomini dell’esercito rwandese nei territori del Nord Kivu, “sono stati fondamentali per l’impressionante espansione territoriale raggiunta dall’M23.


Campo per sfollati nella regione del Kivu. Decine di migliaia di civili sono costretti a fuggire dalle violenze perpetrate da gruppi armati ribelli come l’M23. Simon Townsley / Panos Pictures

Affermazioni pesanti negate fermamente dai governi di Kigali e Kampala. Il presidente ruandese Paul Kagame, appena rieletto con un plebiscito per il suo quarto mandato, ha risposto con toni sdegnati alle accuse mosse dal suo omologo congolese, Felix Thsitseckedi, secondo cui il Ruanda starebbe “sparando e rubando” nella regione del Kivu. Kagame ha negato ogni coinvolgimento nel caos del Kivu, ma ha anche fatto sapere chiaramente di essere pronto a combattere contro la Rd Congo, dove ritiene trovino ospitalità da 30 anni suoi peggiori nemici, responsabili del genocidio dei Tutsi del 1994. 

La tensione alle frontiere sta crescendo da mesi in una escalation che preoccupa la Comunità Internazionale. La situazione deteriora di giorno in giorno e le prospettive di pace sono più lontane che mai”. Mentre alcuni dei contingenti internazionali presenti in questo territorio hanno cominciato a rientrare nei loro paesi. La stessa Monusco – la missione delle Nazioni Unite che da 22 tenta, senza successo, di stabilizzare la regione, ha iniziato a ritirarsi. Dopo avere lasciato il Sud Kivu, si apprestava ad abbandonare anche il Nord Kivu entro fine anno, ma il deteriorarsi della situazione ha convinto i vertici militari a rallentare le operazioni. Il rischio è che il Kivu precipiti nel baratro, trascinando nella crisi anche i paesi confinanti, in una guerra regionale dalle conseguenze catastrofiche.

Foto di apertura (di Simon Townsley / Panos Pictures): una bambina osserva il campo per sfollati di Lushagala. Sullo sfondo, il Lago Kivu. Si stima che almeno 50 donne dei campi vengano violentate e aggredite sessualmente ogni giorno

Condividi

Altre letture correlate: