Nigeria, raddoppiato il salario minimo (circa 40 euro)

di Marco Trovato

Il presidente nigeriano Bola Tinubu ha approvato un nuovo salario minimo nazionale per la Nigeria, più che raddoppiando il salario minimo mensile attuale. Lo ha annunciato il suo consigliere Bayo Onanuga su X: “Il presidente Bola Tinubu ha approvato un salario minimo di 70.000 naira per i lavoratori nigeriani” ed ha inoltre promesso di rivedere ogni tre anni la legge sul salario minimo.

La decisione arriva nel mezzo di una delle crisi più gravi dell’ultima generazione, con i dati dell’inflazione mai così alti e a poche settimane da un vasto movimento di protesta, in tutta la Nigeria, contro il forte aumento del costo della vita.

Il nuovo salario minimo (circa 39,5 euro) si applica ai dipendenti federali, ai dipendenti pubblici, al personale aeroportuale e agli insegnanti pubblici.

“Il presidente Tinubu ha anche promesso di aiutare il settore privato e le autorità locali a pagare il salario minimo” ha detto Onanuga: il salario minimo pubblico è attualmente di 30.000 naira (17 euro), ben al di sotto delle richieste dei sindacati, che ne chiedevano l’aumento a 250.000 naira (141 euro). Joe Ajaero, il leader del principale sindacato nigeriano, il Nigeria labour congress (Nlc), ha detto ieri ai giornalisti di aver accolto l’annuncio “con sentimenti contrastanti data la situazione economica”: “Dobbiamo andare avanti nonostante la situazione, e i negoziati non possono durare troppo a lungo” ha detto Ajaero, che ha detto comunque di accogliere con favore l’annuncio del presidente.

sindacati in piazza per manifestare contro il governo accusato di non contrastare l’aumento del costo della vita

Aumento che, tuttavia, non sembra essere sufficiente: di fatto il nuovo salario minimo è un terzo di quanto richiesto dai sindacati ed è il contesto economico a rendere la situazione ancora esplosiva: un sacco di riso può costare al mercato 86.000 naira (48,53 euro) e una famiglia di quattro persone mediamente ne consuma uno ogni quattro settimane.

Secondo l’ufficio statistico nazionale, l’inflazione ha raggiunto livelli record, toccando quasi il 34% a maggio, con quella alimentare intorno al 41%. Molti nigeriani si trovano oggi costretti a saltare i pasti e rinunciare a beni come carne, uova e latte, mentre nel nord della Federazione la crisi economica costringe le persone a mangiare riso di scarsa qualità, utilizzato solitamente in itticoltura.

All’inizio di giugno, al fine di chiedere al governo un aumento del salario minimo nazionale, i principali sindacati del Paese (l’Nlc e il Trade union congress, Tuc) avevano bloccato la rete elettrica nazionale, i voli interni e chiuso la maggior parte degli uffici federali, dei porti, delle stazioni di servizio e dei tribunali. Questi scioperi, durati un giorno, hanno letteralmente paralizzato il Paese, le cui autorità guardano con preoccupazione a questo fermento e temono quello che oggi in Nigeria viene chiamato “effetto Kenya”, ovvero proteste di massa su larghissima scala in un Paese di 218 milioni di abitanti.

Il sindaxato Nlc riunisce decine di sigle sindacali e decine di migliaia di membri, dai dipendenti pubblici agli insegnanti, ai lavoratori del settore petrolifero a quelli dei trasporti. Oltre al costo della vita, ai salari insufficienti, all’inflazione alimentare galoppante, i sindacati protestano anche contro l’aumento dei prezzi dell’elettricità, cresciuti dopo una delle riforme economiche varate dal presidente Bola Ahmed Tinubu.

Da quando è salito al potere un anno fa, Tinubu ha posto fine ai sussidi per il carburante e ai controlli sui cambi, cosa che ha fatto triplicare in una notte il prezzo della benzina, e in generale si assiste ad un aumento del costo della vita, essendo la naira in caduta libera rispetto al dollaro sul mercato dei cambi. Tinubu ha chiesto pazienza ai nigeriani, affinché le riforme abbiano effetto, e si dice certo che le riforme attireranno più investimenti esteri.

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