La lunga corsa di Farida, fuggita dal Tigrai e arrivata fino a Parigi

di Marco Trovato

Ai Giochi Olimpici di Parigi 2024, in programma dal 26 luglio all’11 agosto, ci sarà anche Farida Abaroge, rifugiata di origini etiopi. Un’atleta abituata a misurarsi sulle lunghe distanze e a superare mille ostacoli incontrati nella vita. La sua lunga corsa, infatti, è iniziata nel 2016 quando fu costretta a lasciare il suo Paese, l’Etiopia, per scampare a persecuzioni politiche di matrice etnica. Aveva 23 anni. “In un attimo fui costretta ad abbandonare tutto ciò che avevo al mondo: parenti, amici, i luoghi a me cari in cui ero nata e cresciuta”. Da allora ha viaggiato per molti Paesi, dal Sudan alla Libia, passando per l’Egitto, fino ad approdare in Francia, dove ha chiesto e ha ottenuto asilo politico per questioni umanitarie.

A Strasburgo, dove vive, ha finalmente potuto tornare a coltivare la sua passione per l’atletica, che aveva cominciato a praticare giovanissima nella sua città natale di Gimma. Grazie alle sue doti e all’impegno profuso nella corsa, è riuscita a ottenere una borsa di studio per atleti rifugiati, che le ha permesso di allenarsi sotto la guida di un allenatore professionista, Gerard Muller, con cui è cresciuta sportivamente fino a conquistare il tagliando di qualificazione per le Olimpiadi. A Parigi correrà i 1.500 metri con la casacca della squadra olimpica dei rifugiati (che per la prima volta avrà un suo simbolo: un cuore circondato da frecce colorate), e con il supporto di migliaia di spettatori che tiferanno per lei.

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