L’Africa al Festival di Locarno

di claudia

di Annamaria Gallone

Si è da poco conclusa la 77° edizione del Festival di Locarno e la bella notizia è che, dopo tre anni di successi della sezione OPEN DOOR che si è concentrata sull’America Latina e sui CaraibiPatricia Danzi, direttrice della Direzione dello sviluppo e della cooperazione del Dipartimento federale degli affari esteri, partner principale di Open Doors, ha annunciato che per le prossime quattro edizioni il focus sarà sul continente africano. 

Zsuzsi Bánkuti, responsabile della sezione, ha aggiunto: “Non si tratta soltanto di cambiare il nostro focus, ma anche di espandere il nostro lavoro. Abbiamo intenzione di promuovere collaborazioni importanti tra l’America Latina, i Caraibi e il continente africano, mantenendo i legami costruiti negli anni precedenti e continuando a crearne di nuovi. Partendo dal tema centrale di questa edizione – gli sforzi collaborativi –, il nostro obiettivo è quello di formare una rete connessa e fiorente di cui possano beneficiare tutte le regioni.”

Intanto alcuni film africani sono stati programmati quest’anno nelle varie sezioni. Oltre alla proiezione in Piazza grande (sempre meraviglioso palcoscenico) del film restaurato THE FALL (2004) di Tarsem, coprodotto da Sudafrica, India e Regno Unito, per il Concorso internazionale è stato scelto AGORA del tunisino Ala Eddine Slim, un film che mescola il thriller d’autore con elementi di favola. Nei suoi film precedenti, The Last of Us e Tlamess, il regista esplorava i temi della memoria, della perdita e della tensione tra natura e vita urbana: dialoghi ridotti al minimo e le immagini evocative e atmosferiche, che hanno stabilito lo stile distintivo di Slim, lo stesso che ora applica a questo racconto apocalittico.

La storia, che si svolge in una cittadina tunisina perduta nel nulla, inizia con la misteriosa ricomparsa di tre abitanti del luogo scomparsi: i revenants – così chiamati perché non sono né veramente vivi né morti – che sconvolgono la comunità poiché presagiscono una grave tragedia. Intanto i pesci muoiono, i raccolti vengono decimati dagli uccelli e gli abitanti della città lottano per riconciliarsi con le figure spettrali del loro passato e l’atmosfera si carica sempre di più di tensione e incertezza. Mentre tutta una squadra cerca di trovare la causa di questi infausti avvenimenti, l’indagine, che inizia in una chiave pragmatica, si trasforma gradualmente in una riflessione filosofica sul passato e le sue colpe. AGORA si rivela così una metafora della società tunisina contemporanea.

Les Enfants Rouges di Lotfi Achour

Nella sezione CINEASTI DEL PRESENTE, un raro film ambientato nell’isola di Capo Verde, HANAMI di Denise Fernandes, coproduzione di Svizzera, portogallo e Capo Verde.

Su un’isola vulcanica remota che tutti vorrebbero lasciare, la piccola Nana impara a restare. Sua madre, Nia, è andata in esilio subito dopo la sua nascita e Nana cresce nella famiglia di suo padre. Un giorno, la famiglia scopre che la bambina è malata: inizia ad avere febbri alte e viene mandata ai piedi di un vulcano per le cure. Lì incontra un mondo immerso nel realismo magico, tra sogno e realtà. Più tardi, quando Nana è un’adolescente, sua madre Nia torna finalmente sull’isola.

Dice la regista: “Crescendo in Europa, ho notato che Capo Verde veniva spesso omesso dalle mappe e dai globi mondiali a causa delle sue piccole dimensioni. Come un modo per renderlo visibile, ho fatto di Capo Verde e della sua gente il tema centrale del mio primo lungometraggio”.

Ancora nella stessa sezione LES ENFANTS ROUGES del tunisino Lotfi Achour, una coproduzione di Tunisia, Francia, Belgio e Polonia. Un viaggio onirico nella psiche ferita di un giovane pastore e nella sua capacità di superare la morte traumatica del cugino. Dice il regista”: il film è mi è stato ispirato da una macabra e raccapricciante storia vera accaduta in Tunisia, questa trasposizione segue in modo risolutamente poetico e fantastico la storia del giovane Achraf per osservare i processi psicologici che mette in atto per sopravvivere. Red Path affronta il modo in cui l’infanzia, pur essendo sempre spaventata dalla violenza che incontra, ha un potere quasi mistico di trascendere le condizioni di vita più spaventose e brutali per trasformarle in una forza vitale evocando tutti gli strumenti interiori dell’immaginazione e della psiche a sua disposizione”.

 Punter, di Jason Adam Maselle

Molto interessante anche la sezione Pardi di domani, che si propone di scoprire giovani talenti. Il regista sudafricano Nakhane in B(L)IND THE SACRIFICE narra di una famiglia e i suoi servi che hanno trascorso la vita vagando per la terra come nomadi sotto la guida del Padre. Una mattina, gli uomini salgono su una montagna dove fanno sacrifici di sangue. Ma oggi le cose sono diverse, il che cambia la famiglia per sempre.

Un altro film sudafricano PUNTER, di Jason Adam Maselle, coprodotto con gli USA, si riferisce a una situazione più concreta: il giovane Brett deve districarsi nei meandri del mondo del gioco d’azzardo di Johannesburg, quando una scommessa apparentemente innocua sulle corse di cavalli, mette a repentaglio la sorpresa che ha preparato per il compleanno del padre.

Mentre auguro ai giovani registi un futuro di film di qualità e successo, attendiamo, fiduciosi, i nuovi dettagli sul FOCUS AFRICA che saranno annunciati da Open Doors il prossimo autunno.

Foto di apertura: una scena del film Hanami di Denise Fernandes

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