Il Centrafrica vuole la revoca delle restrizioni sull’esportazione di diamanti

di claudia
diamanti

di Andrea Spinelli Barrile

Il governo centrafricano ha chiesto ufficialmente la completa revoca delle sanzioni imposte sull’esportazione di diamanti estratti nel Paese. Lo riporta la stampa locale. Le restrizioni, inizialmente imposte nel 2013 a causa della guerra civile, sono state rinnovate durante la sessione plenaria del Processo di Kimberley, tenutasi dal 6 all’11 novembre 2023 in Zimbabwe.

Rufin Benam Beltoungou, ministro delle Miniere e della geologia della Repubblica centrafricana (Rca), ha avanzato questa proposta durante un incontro con gli ambasciatori accreditati presso Rca, lunedì scorso a Bangui: l’obiettivo dell’incontro era proprio quello di invocare la revoca totale dell’embargo sui diamanti centrafricani e di presentare ai diplomatici il potenziale minerario del Paese: “La Rca ha rispettato scrupolosamente i criteri di convalida delle zone definite nel quadro operativo. Tuttavia, la sanzione resta applicata, nonostante le regole del processo di Kimberley”, ha detto il ministro centrafricano.

Le restrizioni, inizialmente imposte nel 2013 a causa della guerra civile, sono state rinnovate durante la sessione plenaria del Processo di Kimberley, tenutasi dal 6 all’11 novembre 2023 in Zimbabwe, anche se sono in effetti state ridotte per consentire allo Stato centrafricano di vendere diamanti provenienti da aziende ed aree controllate dal governo.

La Repubblica centrafricana sta lavorando nell’ottica di una revisione completa della propria legislazione e delle politiche minerarie, in particolare proprio per il settore diamantifero. Tuttavia, al centro della tanto attesa riforma, c’è la creazione di un’entità che per molti osservatori è controversa e che dovrebbe controllare tutti gli acquisti e le vendite di pietre preziose, un’ente che secondo molti va incontro agli interessi russi nel settore diamantifero, che sono importanti: parte del settore diamantifero centrafricano, in particolare quella parte che produce diamanti in aree non controllate dal governo, è stata rilevata già da aziende russe.

gruppo wagner
Soldati del gruppo Wagner

Secondo un’inchiesta del 2022 il gruppo Wagner ha aperto una società, tramite prestanome, denominata Diamville e che è riuscita a vendere diamanti estratti in zone di conflitto anche nei mercati europei: Diamville è infatti accusata di operare in parti del Paese non autorizzate dal Kimberley process certification scheme, che è stato creato dalle Nazioni Unite nel 2003 per impedire ai diamanti estratti in zone di conflitto, noti dal grande pubblico internazionale come “diamanti insanguinati”, di entrare nei mercati internazionali. Per questa ragione le esportazioni di diamanti di Diamville sarebbero illegali. La società ha esportato quasi 1.000 carati di diamanti tra ottobre 2019 e gennaio 2021. I diamanti, per un valore di 12 milioni di dollari, sono stati venduti a Dubai e ad Anversa, in Belgio, commercializzati tramite il market di Facebook a una clientela globale grazie a post e sponsorizzazioni ammiccanti verso il pubblico.

Pratiche che non sono solo appannaggio di gruppi mercenari e di criminali: nel 2017 due società con sede in Belgio, Badica e Kardiam, hanno visto congelare i propri fondi perché accusate di violare i divieti di esportazione di pietre dal Centrafrica, alimentando così i conflitti. Fondi e risorse, proventi della vendita illegale di diamanti, sarebbero finiti non solo ai miliziani Seleka, ma anche ai guerriglieri Anti-Balaka, loro rivali.

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