Patto per il Futuro dell’Onu, tra speranze e illusioni

di claudia

di Maria Scaffidi

Si chiama Patto per il futuro, include due addendi di peso – il Global Digital Compact e la Declaration on Future Generations – ed è il risultato di anni di negoziati e lavori condotti dalle Nazioni Unite nel tentativo ambizioso di rinnovare la cooperazione internazionale per affrontare le sfide contemporanee, includendo nuove aree di intervento come la cooperazione digitale e la governance dell’intelligenza artificiale, insieme a riforme ormai attese da decenni.

Adottato il 22 settembre a New York davanti ai leader mondiali riuniti per l’Assemblea generale dell’Onu, il Patto rappresenta innanzitutto, come si legge in una nota delle stesse Nazioni Unite, l’impegno a rivedere un sistema internazionale che risponda alle esigenze delle nuove generazioni. Come ha detto il segretario generale Antonio Guterres, “non possiamo creare un futuro adatto per i nostri nipoti con un sistema costruito dai nostri nonni”.

Ma cosa significa questo Patto per l’Africa, un continente spesso al centro delle discussioni globali ma raramente coinvolto nelle decisioni chiave?

L’elemento più significativo del Patto per il continente africano riguarda la riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, un tema dibattuto da anni senza concreti progressi. Il Patto, tuttavia, sembra offrire nuove opportunità: si parla di una più equa rappresentanza per l’Africa, con l’impegno a correggere la storica sotto-rappresentazione del continente. In termini pratici, ciò significherebbe che l’Africa potrebbe ottenere seggi permanenti all’interno di questo organismo, finalmente dando voce a uno dei continenti più affetti da conflitti e tensioni.

Se concretizzata, questa riforma potrebbe consentire all’Africa di partecipare più attivamente alla gestione delle crisi internazionali, comprese quelle che la riguardano direttamente. Attualmente, il Consiglio di Sicurezza è dominato dai cinque membri permanenti (Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti), che detengono il potere di veto.

Restando sul piano della pace e della sicurezza, il Patto comprende un nuovo impegno per il disarmo nucleare, con l’obiettivo di una eliminazione totale di questi armamenti. Prevede poi impegni sul rafforzamento della cooperazione internazionale nell’esplorazione spaziale.

Sul fronte della cooperazione allo sviluppo, l’intera architettura del Patto è designata per essere una sorta di motore turbo per l’implementazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile; prevede una ridefinizione delle capacità degli organismi finanziari multilaterali, una revisione delle questioni legate al debito sovrano (tema molto sensibile per l’Africa).

Il punto sulle riforme nell’architettura finanziaria globale è una questione cruciale per l’Africa. Il sistema economico internazionale, dominato da istituzioni come il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) e la Banca Mondiale, è stato spesso criticato per aver perpetuato squilibri tra Paesi sviluppati e in via di sviluppo. Attraverso il Patto, si mira a dare ai Paesi in via di sviluppo, tra cui molti africani, un ruolo maggiore nei processi decisionali di queste istituzioni, oltre a garantire un accesso più equo a finanziamenti sostenibili.

In questo contesto, il Patto prevede una revisione delle architetture del debito sovrano per garantire che i Paesi possano indebitarsi in modo sostenibile e investire nel proprio futuro. anche questo sarebbe cruciale per l’Africa, dove molte nazioni sono gravate da debiti insostenibili che ostacolano lo sviluppo economico.

Sulla cooperazione digitale, il Global Digital Compact rappresenta il primo quadro internazionale pensato per la cooperazione digitale e la governance dell’Intelligenza artificiale (AI). Anche in questo caso l’obiettivo è quello di rendere le tecnologie non uno strumento di divario e distanza, ma uno strumento per uno sviluppo condiviso e sostenibile.

La Dichiarazione sulle generazioni future, il secondo addendo al Patto, prevede infine un coinvolgimento diretto dei giovani nelle strutture decisionali con la possibilità di creare un Ambasciatore per le future generazioni.

Se sulla carta, il Patto promette di rivoluzioni, l’efficacia di queste riforme – sottolineano diversi commentatori e osservatori – dipenderà dalla volontà degli attori globali di implementarle e di affrontare i problemi strutturali che causano la perpetuazione della povertà e dell’ineguaglianza.

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