Ghana, stigma su una giornalista dopo gli “insulti” al re tradizionale

di claudia

Sta facendo molto discutere in tutto il Ghana, ma anche in Benin, la disputa accesasi tra una famosa giornalista locale, Afia Pokua, e l’ultrasettantenne re Ashanti Otumfuo Nana Osei Tutu II, che la accusa di avergli mancato di rispetto. Tutto è cominciato, ricostruisce la Bbc, quando la giornalista ha criticato sia il modo in cui il re gestiva le tensioni con gli altri gruppi etnici che la deferenza mostratagli dai politici che gli fanno visita, sostenendo anche che i suoi sudditi hanno una supremazia sulle altre comunità del Paese.

Pokua ha detto in un programma televisivo che è assurdo il potere concesso al sovrano e alla comunità su cui regna e che il re è “duro d’orecchi”, parole considerate un insulto: l’Asantehene, o Nyame kessie (questo il titolo ufficiale del re, che significa “dio superiore”) occupa una posizione di potere nella società ed è considerato estremamente irrispettoso insultarlo o criticarlo. Questo non significa che non sia possibile farlo, ma che bisogna seguire un preciso protocollo: “Si passa attraverso la regina madre, che è l’unica persona che può rimproverarlo. Se non si passa attraverso la regina madre e lo si fa da soli, allora si è nei guai”, ha spiegato alla Bbc Osei Bonsu Sarfo Kantanka, uno storico.

La giornalista ha cercato di riparare: due giorni fa si è recata al palazzo Manhye di Kumasi, dove vive l’Asantehene, vestita di nero e accompagnata dagli anziani della comunità. Si è inginocchiata davanti al re implorando il suo perdono, il tutto sotto l’occhio di smartphone e telecamere, che hanno ripreso le immagini della genuflessione per la tv nazionale del Ghana. Secondo i media, l’Asanthene le avrebbe detto: “Porta con te il tuo Ego maledetto e i tuoi guai. Qualunque cosa ti capiti in futuro, affrontala da sola: non tornare mai più qui”.

Le parole del re fanno pensare che le scuse non sono state accettate: secondo Kantanka, anche in questo caso c’è un rigido protocollo da seguire e la giornalista non l’avrebbe fatto. Pokua, spiega lo storico, avrebbe dovuto fare appello all’autorità tradizionale di Agona e portare con sé i suoi genitori e i proprietari della stazione televisiva che aveva trasmesso le osservazioni critiche. A quel punto, se le scuse fossero state accettate, il capo Agona avrebbe trasmesso il messaggio all’Asantehene e fissato una data per l’incontro al palazzo Manhye, dove avrebbe dovuto manifestare un’altra richiesta di scuse. 

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