Mlungisi Makhanya, 46 anni, principale leader dell’opposizione di eSwatini è stato avvelenato ed è stato ricoverato in ospedale. “Il nostro presidente è stato stabilizzato, ma le sue condizioni sono ancora critiche”, ha affermato il People’s United Democratic Movement (Pudemo). Makhanya vive in esilio nel vicino Sudafrica da due anni e ha, in passato, affermato di temere per la sua vita in patria a seguito della violenta repressione degli attivisti pro-democrazia da parte del sovrano, l’ultimo monarca assoluto rimasto in Africa.
Il leader politico sarebbe stato avvelenato nelle prime ore di martedì nella sua casa a Pretoria da “un ragazzo” senza nome, che secondo Pudemo, sarebbe stato usato come “agente con intenti malvagi dal governo dello Swaziland”. Makwanya è stato trasportato d’urgenza in un ospedale di Pretoria scortato dalla polizia sudafricana, ha riferito il sito web Swaziland News. È stato poi trasferito all’Unità di terapia intensiva (Icu), in condizioni critiche ma stabili, ha aggiunto.
Brian Sangweni, portavoce di Pudemo, ha dichiarato al sito www.sowetanlive.co.za: “Quello che abbiamo capito è che è stabile e speriamo che guarisca presto. Le indagini sono ancora in corso. Faremo affidamento sulla polizia sudafricana per quanto riguarda le informazioni relative all’avvelenamento, ma questo accade in un momento in cui il presidente, a nome di Pudemo, aveva annunciato che a ottobre avremmo intrapreso una protesta nazionale, che è stata definita Settimana di rabbia di ottobre. Protesteremo contro la leadership del re Mswati, quindi non possiamo escludere alcuna malizia da parte dello Stato a questo punto. Questo è il secondo attentato alla sua vita. Siamo certi che nel primo ci fosse la mano del governo di Mbabane”.
Alpheous Nxumalo, portavoce del governo di Mbabane, ha negato il coinvolgimento dello Stato, affermando che “il governo non uccide né avvelena i sospettati”. Pudemo ha invece dichiarato che l’attentato alla vita del suo leader precede le proteste programmate per il mese prossimo, che chiederanno elezioni multipartitiche.
Il Paese, un tempo noto come Swaziland, consente ai candidati indipendenti di essere eletti al parlamento, ma non consente la partecipazione ai partiti politici. Re Mswati III è sul trono dal 1986 e governa per decreto. È stato criticato per il suo stile di vita stravagante ed è regolarmente accusato di non consentire alcun dissenso, cosa che il suo governo nega. L’anno scorso, Thulani Rudolf Maseko, un avvocato per i diritti umani che si opponeva al re, è stato ucciso nella sua casa nella capitale, Mbabane, scatenando proteste diffuse. Nel settembre 2022, la casa di Makhanya a eSwatini è stata data alle fiamme in un presunto attacco incendiario da parte di agenti dello Stato. Ora vive nella capitale del Sudafrica, Pretoria, con la sua famiglia. Makhanya è a capo di Pudemo, uno dei principali partiti pro-democrazia, teoricamente autorizzato a partecipare alle elezioni, ma a cui è vietato.
Lo Swaziland Solidarity Network, un gruppo di swazilandesi residenti in Sudafrica, ha condannato quello che ha definito un “attacco audace” e un “chiaro tentativo di assassinio” di Makhanya. Ha chiesto al governo sudafricano di intervenire contro gli agenti dello Stato di eSwatini che, a suo dire, stavano prendendo di mira gli attivisti pro-democrazia in esilio “che lottano per la libertà”.