Libia, mandati d’arresto della Cpi per il massacro a Tarhouna del 2019

di claudia

L’Associazione delle Vittime di Tarhouna ha accolto con favore i mandati d’arresto spiccati venerdì dalla Corte Penale Internazionale per i presunti responsabili di un massacro del 2019 a Tarhouna, a circa 90 km da Tripoli. Lo ha riferito il sito di notizie Libya Observer, riportando una nota dell’associazione: “i mandati d’arresto rappresentano un test per le autorità libiche – si legge nel comunicato – ma sarebbe spettato a loro a portare queste persone in giudizio”.

L’organizzazione ha espresso inoltre riserve riguardo al fatto che “l’Egitto offra rifugio e protezione alle persone ricercate”, soprattutto poiché alcune delle loro vittime “sono cittadini egiziani, ingiustamente e brutalmente uccisi dai membri di quella banda”.

L’Associazione ha accolto in particolare il mandato d’arresto nei confronti di Abdul Rahim al-Kani, leader della milizia omonima che sosteneva l’esercito del generale Khalifa Haftar.

“Attraverso le indagini condotte finora- si legge nella nota pubblicata venerdì dal Procuratore capo della Corte penale internazionale Karim Khan – l’Ufficio ha ricevuto un’ampia gamma di informazioni credibili che indicano che i residenti di Tarhunah sono stati vittime di crimini assimilabili a crimini di guerra, tra cui omicidi, oltraggi alla dignità personale, trattamenti crudeli, torture, violenze sessuali e stupri. Nella mia visita a Tarhunah nel 2022, ho ascoltato testimonianze di persone tenute in condizioni spaventose e disumane, e ho visto fattorie e discariche trasformate in fosse comuni. Ho visto il coraggioso lavoro degli esperti forensi libici che cercano di scavare i resti in modo da poter ottenere collettivamente giustizia per le vittime. Ho ascoltato madri che non volevano più vivere nelle loro case a causa del dolore provocato dal ricordo dei loro figli che venivano portati via sotto i loro occhi”.

La scoperta delle fosse comuni nella città di Tarhouna, sottolinea infine il sito di notizie Libya al-Ahrar, è iniziata nel giugno 2020, in concomitanza con il ritiro della milizia Al-Kani dalla città. 

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