Mandombe, un sistema di scrittura “panafricano”

di claudia

Creata nel 1978 in Repubblica Democratica del Congo, Mandombe è un sistema di scrittura dal forte significato spirituale, utilizzato per trascrivere importanti lingue africane come Kikongo, Lingala, Tshiluba e Swahili, diffuso nelle comunità religiose kimbanguiste. Dopo aver guadagnato piano piano popolarità, nell’ultimo periodo si trova al centro di una controversia tra chi ne mette in dubbio la praticità, non avendo ottenuto ancora il riconoscimento ufficiale, e chi ne intravede il potenziale come possibile “forma linguistica panafricana”.

Wabeladio Payi ha inventato il Mandombe nel 1978. Questo sistema di scrittura è noto per le sue forme geometriche e a blocchi, ispirate all’arte e alla cultura tradizionali africane, simili alle forme dei numeri cinque e due, considerate sacre. È un sillabario, ovvero ogni blocco rappresenta una sillaba, solitamente una consonante e una vocale insieme. Il nome significa “For all black”, con due possibili significati: “Per i neri”; “Quello che è stato affidato ai neri”.

L’intenzione originale di Payi era quella di utilizzare la scrittura per scrivere testi religiosi nelle lingue nazionali del Congo ma con il tempo l’ambizione è cresciuta. L’Accademia Mandombe del Kimbanguist Centre de l’Écriture Négro-Africaine (CENA) spera che un giorno possa essere utilizzata per scrivere tutte le lingue africane.

Per Payi questa scrittura è frutto di una rivelazione che ebbe in sogno, dove vide le forme sacre dei numeri 5 e 2 trasformarsi in lettere. La sua struttura geometrica può rappresentare un’alternativa all’alfabeto latino, spesso percepito come un’imposizione coloniale.

Le controversie di questi ultimi tempi non riguarderebbero solo la questione praticità e il fatto che il sistema linguistico non abbia ancora ottenuto un riconoscimento ufficiale in molti paesi e sia in attesa di essere integrato digitalmente attraverso Unicode. Questo sistema di scrittura, riporta Africanews, è sostenuto dalla Chiesa Kimbanguista, la quale è stata esclusa dal Consiglio Ecumenico delle Chiese nel 2021 a causa di disaccordi teologici.

Tuttavia la sua popolarità continua a crescere e chi la sostiene ne esalta il suo potenziale, come forma linguistica in grado di promuovere le identità africane nel mondo, combattendo l’omogeneizzazione linguistica e sostenendo le identità africane in un mondo globalizzato.

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