di Céline Camoin
Oltre sette milioni di persone sono colpite da gravi inondazioni in 16 Paesi dell’Africa occidentale e centrale. I più colpiti sono Ciad, Niger, Nigeria e Repubblica Democratica del Congo. La situazione, peggiorata dalla mancanza di risorse, ostacola gli interventi delle agenzie ONU, mentre la stagione delle piogge continua a minacciare nuove crisi.
Oltre sette milioni di persone sono colpite da inondazioni in 16 Paesi dell’Africa occidentale e centrale, secondo gli ultimi dati diffusi dall’Ocha, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari.
I paesi più colpiti sono Ciad, Niger, Nigeria e Repubblica Democratica del Congo (Rdc). Le inondazioni aggravano i problemi esistenti derivanti da precedenti conflitti e disastri naturali.
In conferenza stampa, Stephane Dujarric, portavoce delle Nazioni Unite, ha deplorato che gli sforzi forniti dalle agenzia Onu e partner siano limitati dalla mancanza di risorse. “I nostri colleghi avvertono che la situazione rischia di peggiorare, soprattutto in Africa centrale, dove la stagione delle piogge continuerà fino al mese prossimo”, ha detto il portavoce del Segretario generale.
Dal Fondo centrale di risposta alle emergenze (Cerf) sono stati stanziati 38,5 milioni di dollari per sostenere Camerun, Ciad, RDC, Niger, Nigeria e la Repubblica del Congo. Questo importo supera l’importo totale dei finanziamenti Cerf per rispondere alle inondazioni negli ultimi quattro anni.
La settimana scorsa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha chiesto assistenza di emergenza per 228.000 sfollati forzati e le loro comunità ospitanti colpite da inondazioni catastrofiche nell’Africa occidentale e nel Centro.
“Gli effetti catastrofici delle inondazioni sono destinati a estendersi ben oltre la stagione delle piogge di quest’anno, aggravando le difficoltà già affrontate dalle comunità vulnerabili”, ha sottolineato l’Unhcr, dicendo di lavorare in linea con i piani di risposta del governo per fornire assistenza immediata e sostegno a lungo termine alle popolazioni sfollate e alle comunità ospitanti, che sono le più colpite da questa crisi. “Tuttavia, senza risorse aggiuntive, i bisogni critici non potranno essere soddisfatti, aumentando ulteriormente la vulnerabilità delle persone colpite”, ha affermato Abdouraouf Gnon-Kondé, Direttore dell’Ufficio regionale dell’Unhcr per l’Africa centrale e occidentale.
La crisi climatica sta esacerbando le vulnerabilità esistenti e innescando nuove ondate di sfollamenti in regioni che già ospitano un gran numero di persone sradicate da conflitti e insicurezza.
Nell’Africa centrale e occidentale, 14 milioni di persone sono state sfollate con la forza, il doppio del numero segnalato nel 2019. Queste crisi sovrapposte evidenziano l’urgente necessità di una migliore resilienza climatica e di assistenza umanitaria per proteggere le persone più vulnerabili, sottolinea un comunicato dell’Onu.
Gravi inondazioni hanno interessato anche la Mauritania, con ripercussioni sull’agricoltura. Il Movimento per la difesa dei diritti degli agricoltori ha previsto che i prezzi degli ortaggi continueranno ad aumentare sul mercato mauritano, a causa delle inondazioni nelle zone agricole che causano un deficit nella produzione agricola in questa stagione.
“In questa stagione non ci sarà produzione, e quindi il mercato dipenderà dal prodotto importato, il che porterà ad un aumento dei prezzi. L’autosufficienza voluta dal governo farà un passo indietro”, ha detto Mohamed Imam Mohamed Abdallah, segretario del movimento, secondo Sahara Medias.
La pandemia di coronavirus e la guerra russo-ucraina hanno spinto il governo a raddoppiare il bilancio agricolo della Mauritania, sottolineando che i suoi sforzi sono concentrati sul raggiungimento dell’autosufficienza alimentare.
Le alluvioni sono provocate dall’esondazione del fiume Senegal, che da settimane devasta la regione fluviale. “Le superfici agricole colpite dalle inondazioni hanno raggiunto tra i 7.000 e gli 8.000 ettari”, secondo il Movimento nazionale per la difesa dei diritti agricoli. Ould Mohamed Abdallah ha descritto la situazione nelle zone lungo il fiume come un vero disastro. “La popolazione locale è stata molto colpita, 42 stabilimenti di pilatura del riso e i loro lavoratori saranno colpiti e licenziati per la maggior parte”.