Sull’isola di Lamu, in Kenya l’inquinamento da plastica è un problema ingente, con un solo un sito di smaltimento per 30.000 abitanti. Una ong in prima linea per combattere i rifiuti che sommergono la realtà costiera riutilizza i rifiuti di plastica per realizzare barche e mobili.
Entro il 2060 in Africa si accumuleranno fino a 116 milioni di tonnellate di rifiuti da plastica all’anno, rispetto ai 18 milioni di tonnellate del 2019, secondo i dati dell’Ocse del 2023 sul consumo di plastica nel mondo. A farne le spese in modo particolare sono le comunità costiere a causa dell’aumento dell’uso di materiali plastici e della mancanza di infrastrutture sufficienti per gestirli.
Prendendo in analisi l’isola di Lamu, al largo della costa orientale del Kenya, qui durante una pulizia annuale di una spiaggia di 12 km, vengono raccolte in media 35-40 tonnellate di rifiuti plastici. Purtroppo, si legge sul sito della ong Flipflopi, l’isola ha solo un sito di smaltimento per 30.000 abitanti, senza impianti di separazione dei rifiuti: spesso i rifiuti si accumulano, vengono dispersi nell’oceano o bruciati. Un grosso problema evidenziato dalla ong emerge proprio per la sua natura costiera: Lamu è isolata dalle città principali e dalle reti di trasporto e rischia di essere esclusa dalle operazioni su larga scala per lo smaltimento dei rifiuti riciclabili a causa dei costi di trasporto.
Per questo sono fondamentali gli interventi esterni di organizzazioni comunitarie in prima linea per affrontare la situazione, nonostante le poche risorse a disposizione. Flipflopi è una ONG fondata nel 2016 che ricorre al riciclo creativo, riutilizzando i rifiuti di plastica per realizzare barche e mobili.
Usmail, 47 anni spiega così ad Africanews il progetto: “Abbiamo iniziato a raccogliere plastica tempo fa. C’era molta plastica qui a Lamu. Oggi la vendiamo all’organizzazione a 16 scellini kenioti per chilo (circa 16 centesimi di dollaro). Non abbiamo altri lavori; è così che riusciamo a mantenere i nostri figli e a sopravvivere.”
La Flipflopi Project riceve fondi da altre ONG, usati per acquistare plastica dai locali. La plastica raccolta viene trasportata, pre-selezionata per tipo e colore, e successivamente triturata in piccole particelle, spiega il co-fondatore Ali Skanda. Da queste, vengono ricavate assi colorate di varie forme, utilizzate per creare mobili.
L’ONG si occupa anche di studiare e fare ricerche sui nuovi metodi di riciclo, trovandosi spesso davanti a delle difficoltà: additivi nei materiali e degradazione da esposizione solare per esempio sono elementi che ostacolano il processo di riciclaggio. Dal 2019, Flipflopi si muove sulle acque navigando sulla sua imbarcazione in plastica riciclata, la prima al mondo, spostandosi dall’Oceano Indiano fino al Lago Vittoria.
Foto simbolica