di Andrea Spinelli Barrile
Alla Conferenza sul clima Cop29 in corso di Baku, Azerbaigian, i leader africani hanno chiesto maggiore supporto finanziario per affrontare le sfide del cambiamento climatico e promuovere una transizione energetica sostenibile.
Comincia ad entrare nel vivo la Conferenza per il clima di Baku, in Azerbaigian, dove martedì sono stati i leader africani a sciorinare diverse questioni vitali per la sostenibilità africana della transizione energetica e della riduzione delle emissioni di carbonio. Parlando al World leaders climate action summit (Wlcas) di Baku, i leader africani hanno detto di stare adottando misure per ridurre le emissioni di carbonio, ma che non saranno in grado di raggiungere gli obiettivi climatici se non riceveranno adeguati finanziamenti.
A farsi portavoce di questa questione, non nuova e già in passato posta dalle leadership africane e non solo da loro, è stato il presidente ghanese, Nana Akufo-Addo, intervenendo martedì alla 29esima sessione della Cop29: “Non possiamo raggiungere i nostri obiettivi climatici da soli, chiediamo ai nostri partner globali di onorare i loro impegni garantendo finanziamenti agevolati accessibili per uno sviluppo sostenibile in Africa senza un debito insostenibile”, ha detto Addo ricordando che il Ghana ha piantato 50 milioni di alberi e avviato iniziative di ripristino forestale su 721.000 ettari di terra dal 2017, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di 64 milioni di tonnellate entro il 2030. Secondo il presidente ghanese tuttavia, per raggiungere questo obiettivo sono necessari investimenti pari a 10-15 miliardi di dollari. Nonostante le sfide finanziarie e tecniche, il Ghana di Addo si dice impegnato a rispettare gli obiettivi dell’accordo di Parigi nei settori dell’agricoltura, dei trasporti, della silvicoltura e dell’energia, anche incoraggiando l’uso dei veicoli elettrici. Accra ha raccolto, ad oggi, 800 milioni di dollari attraverso lo scambio di crediti di carbonio con Paesi come la Svizzera e la Svezia.
Ma Addo non è stato l’unico presidente africano a fare il punto sulle criticità africane nella transizione energetica, che deve avvenire in un momento in cui le spese sono già aumentate per fare fronte ai cambiamenti climatici e ai danni che questi, ciclicamente, provocano nei Paesi africani. Ad esempio, il presidente dello Zimbabwe, Emmerson Mnangagwa, ha detto che il suo Paese è stato duramente colpito dal cambiamento climatico, in particolare con la drammatica siccità provocata dal fenomeno climatico di El Niño: “Lo Zimbabwe porta le cicatrici del cambiamento climatico e sta attualmente attraversando una delle siccità più devastanti della storia causate dal fenomeno El Niño”. Mnangagwa ha detto che la siccità ha avuto ripercussioni su quasi ogni aspetto della vita in Zimbabwe, ragion per cui il governo ad aprile ha dichiarato lo stato di calamità nazionale. “Il tempo delle mezze misure è finito. Abbiamo tutti il dovere di attuare pienamente i nostri accordi”, ha detto il presidente zimbabwano.
Il presidente del Togo, Faure Essozimna Gnassingbe, durante il suo intervento ha invece sottolineato la necessità di una vera giustizia climatica, chiedendo responsabilità condivise ma differenziate tra le nazioni: “L’Africa sta pagando il prezzo più duro per il cambiamento climatico”, ha ricordato il leader togolese chiarendo che, se pure il continente contribuisce alle emissioni di carbonio e al cambiamento climatico “in piccole quantità in termini di emissioni”, subisce “l’impatto più grave: sono i nostri ecosistemi di sicurezza alimentare a sopportare il peso di questa crisi” ha spiegato citando la necessità di “una giustizia climatica” urgente, che non può più essere ignorata. “Come leader, la responsabilità di ognuno dovrebbe andare oltre le promesse per arrivare ad azioni concrete”.
A Baku, ieri, ha parlato anche il presidente della Guinea-Bissau Umaro Sissoco Embalo, il quale ha inquadrato la Cop29 nel contesto di una crisi climatica globale che richiede un’azione urgente e coordinata: “Dobbiamo avere la volontà politica di assumerci la responsabilità e affrontare collettivamente le sfide attuali con il necessario spirito di cooperazione e solidarietà” ha sottolineato Embalo, dicendo che è urgente garantire ai paesi in via di sviluppo finanziamenti equi e accessibili per il clima, come priorità e condizione necessaria per migliorare la resilienza e l’adattamento.
Il presidente della Repubblica del Congo, Denis Sassou Nguesso, ha espresso preoccupazione per i finanziamenti per il clima: “Il nuovo obiettivo per i finanziamenti per il clima deve basarsi su dati scientifici che tengano conto delle esigenze dei paesi in via di sviluppo”.
Il tema dei finanziamenti per rispondere alla crisi climatica e per avviare politiche di transizione energetica è uno di quelli che ciclicamente arriva sul tavolo più importante, ci resta per qualche tempo e poi sparisce nel nulla una volta che le porte delle conferenze internazionali vengono richiuse. Lo scorso mese di settembre Anthony Nyong, direttore per il Cambiamento climatico e la crescita verde della ella Banca africana di sviluppo (Afdb), intervenendo alla dodicesima Conferenza sui cambiamenti climatici e lo sviluppo in Africa di Abidjan, in Costa d’Avorio, ha detto che “l’attuale finanziamento globale per il clima è di gran lunga inferiore alle esigenze e alle aspettative dei Paesi africani, con meno del 3% che raggiunge annualmente l’Africa sub-sahariana”. Inoltre, secondo i dati delle Nazioni unite, i Paesi africani contribuiscono solo per circa il 3% alle emissioni globali di carbonio ma sono sempre più esposti all’impatto degli eventi meteorologici estremi legati ai cambiamenti climatici, come ad esempio la peggiore siccità degli ultimi decenni nel Corno d’Africa.