Mozambico: “la situazione si fa più difficile, dilaga la violenza”

di claudia
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di Enrico Casale

In Mozambico, la situazione è critica: la violenza dilaga dopo le contestate elezioni del 9 ottobre, vinte dal Frelimo con accuse di brogli. Le proteste hanno causato decine di morti, alimentando scontri tra dimostranti e autorità. I media sono censurati, mentre la Chiesa cattolica ha chiesto dialogo e pace. La testimonianza di una nostra fonte locale.

La situazione è difficile, la violenza dilaga, nelle principali città è pericoloso girare sia di giorno sia di notte. Questa in sintesi la situazione attuale in Mozambico come la racconta a InfoAfrica una fonte locale ben informata che chiede di mantenere l’anonimato per motivi di sicurezza. L’instabilità è cresciuta dopo l’annuncio ufficiale dei risultati delle elezioni del 9 ottobre che hanno assegnato la vittoria a Daniel Chapo del Frelimo (partito al potere dal 1975) con  il 70,67% dei voti, seguito da Venancio Mondlane di Podemos con il 20,32%, e da Ossufo Momade di Renamo con il 5%. Mondlane ha denunciato brogli diffusi in tutto il Paese. “I brogli sono stati palesi – continua la fonte -. Così come erano stati palesi negli anni scorsi e, in particolare, nelle ultime elezioni amministrative. Ciò ha scatenato la frustrazione di migliaia di persone, soprattutto giovani e giovanissimi che hanno visto le loro aspirazioni di cambiamento ancora una volta tradite”.

Da qui si sono scatenate manifestazioni molto dure. Il governo ha reagito con forza e ha provocato decine di morti (Human Rights Watch e alcuni osservatori indipendenti locali parlano di almeno 50 vittime). “L’establishment legato al Frelimo – osserva la fonte di InfoAfrica – non ha capito che reagire in questo modo è controproducente e aizza ulteriormente i dimostranti. Ogni giorno si registrano morti. Mercoledì, solo a Nampula, si sono registrate sette vittime”. Molti dimostranti reagiscono alle violenze delle autorità con altre violenze. Da alcuni giorni sono in atto rappresaglie contro ufficiali della polizia e autorità locali.

I media sono sottoposti a censura e anche il Web è spesso bloccato. “Le notizie che sappiamo – osserva ancora la fonte di InfoAfrica – arrivano dai social e da media pubblicati all’estero. Alcuni abbastanza obiettivi. Ma si fa fatica a comprendere i fatti perché le notizie sono frammentarie”.

Di fronte a questa situazione, la Chiesa cattolica è intervenuta facendo un appello alla pace, al dialogo e alla riconciliazione. I vescovi hanno fatto un invito chiaro ad abbandonare la strada della repressione. “Fa impressione il silenzio delle autorità – conclude la testimonianza-. Il neo presidente non ha fatto discorsi pubblici. È intervenuto solo il vecchio presidente Joaquim Chissano, ma il suo appello è stato sbeffeggiato sui social, bollato come la predica di un vecchio che non conosce più la realtà. Dal ministero della Difesa e dalla polizia sono arrivate solo dure minacce. Adesso, dopo l’appello di Mondlane a bloccare i porti, i valichi di frontiera e le attività economiche, iniziano a scarseggiare i beni di prima necessità. Se la situazione non cambia, rischiamo di trovare gli scaffali dei negozi vuoti. E ciò potrebbe alimentare nuovo malcontento e nuova violenza”.

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