Oltre 300 ex soldati colombiani sarebbero stati reclutati come mercenari per combattere in Sudan a fianco delle Rapid Support Forces (Rsf). Secondo un’inchiesta di La Silla Vacía, molti di questi militari sarebbero stati attirati con falsi pretesti, convinti di lavorare per garantire la sicurezza degli impianti petroliferi negli Emirati Arabi Uniti.
Il 20 novembre, nella regione di confine tra Sudan e Libia, una milizia filogovernativa avrebbe scoperto passaporti e carte d’identità militari colombiane in un convoglio attaccato. Tra i documenti, sarebbe emersa l’identità di Christian Lombana Moncayo, un ufficiale colombiano in pensione. La rotta del convoglio, frequentemente utilizzata dalle Rsf per il trasporto di reclute straniere, avrebbe confermato il coinvolgimento di mercenari colombiani.
Secondo le testimonianze, una quarantina di ex soldati colombiani sarebbero attualmente intrappolati in Sudan, impossibilitati a lasciare il Paese. “Questo è traffico di esseri umani”, ha dichiarato uno di loro, denunciando come fossero stati reclutati per una missione diversa da quella poi svolta. I mercenari, ingaggiati da una società colombiana chiamata A4SI e collegata al controverso colonnello in pensione Alvaro Quijano, avrebbero ricevuto promesse di stipendi fino a 3.400 dollari al mese.
Le Rsf, comandate da Mohamed Hamdan Dagalo sono accusate di collaborare con il Wagner Group, un’organizzazione paramilitare russa nota per il coinvolgimento in conflitti globali. Wagner avrebbe fornito supporto militare alle Rsf, tra cui addestramento, veicoli blindati ed elicotteri da combattimento. Si sospetta che Hemedti e il leader militare sudanese Abdel Fattah al-Burhan abbiano sfruttato le riserve auree del Sudan per finanziare operazioni militari, con possibili legami agli sforzi bellici russi in Ucraina.
Non è la prima volta che ex militari colombiani appaiono in teatri di guerra internazionali. Mercenari colombiani sarebbero stati coinvolti in entrambi i fronti del conflitto tra Russia e Ucraina. Due di loro, arruolati nell’unità ucraina Carpathian Sich, sono stati arrestati in Venezuela mentre rientravano dall’Ucraina. Consegnati a Mosca dal regime venezuelano, ora rischiano fino a 15 anni di carcere per accuse di mercenarismo.