Mentre il conflitto in Sudan si intensifica, la popolazione affronta condizioni di vita sempre più disperate. Le donne, in particolare, sono costrette a misure estreme per sopravvivere, tra cui matrimoni forzati, sfruttamento sessuale e arruolamento dei figli nei gruppi armati. È quanto risulta da un rapporto redatto in collaborazione con le organizzazioni membri del Sudanese Media Forum.
Salma El Taher (nome di fantasia), una giovane di 20 anni, è fuggita dal Kordofan meridionale con i suoi fratelli dopo che un attacco aereo ha ucciso la madre nel 2023. Senza altre risorse per sostenerli, Salma è stata costretta a prostituirsi per sfamare la sua famiglia, mantenendo segreta la sua attività al fratello quindicenne. “Gli dico che vendo tè al mercato,” racconta, cercando di scoraggiarlo dall’arruolarsi nelle Rapid Support Forces (Rsf).
La crisi ha costretto molte famiglie a scelte devastanti. A El Fasher, capitale del Darfur settentrionale, si moltiplicano i casi di ragazze date in sposa a combattenti per garantire un minimo di sostentamento. Khaled Ibrahim (nome fittizio), un padre sfollato nel campo di Zamzam, ha raccontato di aver fatto sposare la figlia sedicenne a un militare per disperazione: “Non potevo più proteggerla o nutrirla,” ha ammesso.
Salimi Ishaq, direttrice dell’Unità per la protezione delle donne e dei bambini in Sudan, ha confermato che lo sfruttamento legato al conflitto è diffuso. L’unità sta lavorando per documentare casi di abusi sessuali e sfruttamento, ma la mancanza di meccanismi di protezione efficaci rende difficile denunciare le violazioni, soprattutto nelle aree controllate dalle Rsf.
Le Nazioni Unite e diverse organizzazioni per i diritti umani hanno accusato le Rsf di violenze sessuali sistematiche, incluse numerose segnalazioni di stupri. Intanto, i volontari che operano nei territori colpiti, come Khartoum e il Darfur, cercano di distribuire cibo, ma le risorse limitate e le restrizioni imposte dalle parti in guerra impediscono di raggiungere molte delle persone bisognose.
Il conflitto, scoppiato nell’aprile 2023, ha già causato oltre 61.000 vittime e costretto milioni di persone alla fuga. Per le donne e i bambini intrappolati in questo contesto di violenza, la sopravvivenza si è trasformata in una lotta contro la fame, la malnutrizione e il rischio costante di abusi.
Le testimonianze raccolte offrono uno spaccato agghiacciante di una crisi umanitaria senza precedenti, mentre gli sforzi per portare soccorso e protezione rimangono insufficienti.