Le sfide climatiche dell’Africa contro la desertificazione

di claudia

di Tommaso Meo

La desertificazione in Africa colpisce oltre 320 milioni di persone, aggravata dall’espansione del Sahara e dalla siccità, causando perdite economiche e instabilità. Alla Cop16 si discute di soluzioni come il “Great Green Wall” per ripristinare terre degradate e migliorare la resilienza climatica.

La desertificazione continua a rappresentare una delle principali sfide ambientali in Africa, con impatti significativi su economia, biodiversità e resilienza climatica. Secondo l’Unccd (la Convenzione delle Nazioni Unite per combattere la desertificazione), più di 320 milioni di persone in Africa sono direttamente colpite dalla desertificazione, che contribuisce alla perdita di terreni produttivi e di mezzi di sussistenza. L’espansione del deserto del Sahara, ad esempio, sta avanzando a una velocità di circa 1 chilometro all’anno in alcune aree, aggravando la pressione sulle risorse naturali.

La Conferenza delle Parti (Cop16) della Convenzione delle Nazioni Unite per la Lotta alla Desertificazione, che si è aperta a Riad, in Arabia Saudita, punta quindi a incrementare gli investimenti e le azioni per il recupero dei terreni degradati. L’evento, che durerà fino al 13 dicembre sotto il tema di “La nostra terra. Il nostro futuro”, è la più grande conferenza incentrata sulla terra delle Nazioni Unite fino ad oggi e la prima Cop dell’Unccd ad avere luogo in Medio Oriente e Nord Africa. Uno dei temi principali che sarà discusso è il rafforzamento della resilienza contro la siccità, che negli ultimi anni è aumentata in frequenza e intensità, influenzando negativamente la sicurezza alimentare e l’accesso all’acqua nella regione.

Negli ultimi 50 anni, la siccità ha causato 70 miliardi di dollari di perdite economiche in tutta l’Africa, (che è al 75% una zona arida), accentuando le migrazioni e l’instabilità, come ha ricordato anche Abdulhakim Elwaer, direttore generale aggiunto e rappresentante regionale della Fao per il Vicino Oriente e il Nord Africa.

Ora, un nuovo rapporto pubblicato in vista della Cop sulla desertificazione, chiede un urgente cambio di rotta nel modo in cui il mondo coltiva il cibo e utilizza il territorio. Lo studio, intitolato “Stepping back from the precipice: Transforming land management to stay within planetary boundaries” e prodotto dal Potsdam Institute for Climate Impact Research in collaborazione con l’Unccd, sostiene che la deforestazione, l’urbanizzazione e l’agricoltura non sostenibile stanno causando un degrado del territorio su scala senza precedenti, minacciando non solo i diversi componenti del sistema Terra, ma anche la sopravvivenza stessa dell’uomo. Inoltre, il deterioramento delle foreste e dei suoli compromette la capacità della Terra di far fronte alle crisi climatiche e della biodiversità, che a loro volta accelerano il degrado del territorio in un circolo vizioso di impatti negativi.

Secondo il rapporto, il 90% della deforestazione recente è direttamente causata dall’agricoltura, dominata dall’espansione delle coltivazioni in Africa e in Asia e dal pascolo del bestiame in Sud America. Il continente africano deve però affrontare anche altre sfide: su un miliardo di persone al mondo con diritti fondiari insicuri, che temono di perdere la casa o la terra, il 28% si trova in Nord Africa e il 26% nell’Africa subsahariana.

Per contrastare questi fenomeni, programmi come il “Great Green Wall” africano e l’adozione di tecnologie innovative per la gestione del suolo e dell’acqua sono in cima all’agenda della Cop16. Questi programmi puntano a ripristinare oltre 100 milioni di ettari di terre degradate entro il 2030, migliorando al contempo la qualità della vita di milioni di persone.

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