Giappone, Cina, Corea del Sud e India, tutti insieme sullo stesso palco a discutere di catena del valore dei minerali critici e di approvvigionamento di questi minerali in Africa. L’Asia che, sui minerali critici, sembra volersi muovere come un corpo unico rappresenta una novità piuttosto grande nel panorama di questo settore e, più nello specifico, della transizione energetica. È successo mercoledì 4 dicembre, all’Africa investment forum 2024, che si svolge in questi giorni a Rabat, Marocco, durante una conferenza organizzata dal Giappone, il cui governo e la cui Agenzia per la promozione degli investimenti sono main sponsor di Aif 2024.
L’obiettivo, ha spiegato a InfoMundi Nomoto Taakaki, executive director giapponese della Banca africana di sviluppo (AfDB), “è contribuire allo sviluppo dell’Africa connettendo tra loro diversi stakeholder”: il dialogo tra nazioni asiatiche sull’approvvigionamento dei minerali critici in Africa, ha spiegato Taakaki a infoMundi, rientra nella Resilient inclusive supply chain enhancement (Rise) partnership, lanciata al G7 di Hiroshima dell’anno scorso (dove India e Corea del Sud erano tra i Paesi invitati). “Si tratta di promuovere una maggiore diversificazione nella catena del valore dei minerali: in questo senso, la posizione del Giappone e dell’Africa sono allineate”. In questo senso, la Banca africana di sviluppo “cerca di sostenere e promuovere le proprie competenze, mettendole a disposizione anche convocando incontri come questo, per aiutare di più su queste questioni” relative all’approvvigionamento dei minerali critici in Africa.
In tal senso, la Rise, Afdb e il governo giapponese sembrano voler cercare di includere maggiormente l’industria cinese di raffinazione, che attualmente detiene circa l’80% del mercato dei minerali critici. “Si tratta di di creare nuovi e buoni scenari su come possiamo davvero realizzare quel tipo di produzione in Africa” ha spiegato Taakaki riferendosi agli investimenti nell’industria trasformativa dei minerali critici in Africa: “Questo a vantaggio non solo del Giappone ma anche di altri paesi asiatici, come di Stati uniti e Ue: in tal senso, in questa fase stiamo cercando di identificare quale può essere un piano fattibile”.