L’attiéké: il semolino di manioca che unisce la Costa d’Avorio e conquista il mondo

di claudia

Tra le buone notizie della settimana scorsa c’è stato il riconoscimento dell’attiéké, piatto nazionale della Costa d’Avorio, come patrimonio culturale dell’UNESCO. La Bbc ha pubblicato un interessante approfondimento sulla pietanza, cercando di fare luce sui motivi che rendono così popolare questo alimento base della cucina dell’Africa occidentale.

L’attiéké, un semolino di manioca leggermente acido che accompagna pesce e carne in salsa, è un pilastro della dieta quotidiana in Costa d’Avorio e in molti paesi dell’Africa occidentale. È preparato con tuberi di manioca essiccati, frantumati e setacciati. La farina così ottenuta viene mescolata con la manioca fermentata e infine cotta a vapore. La settimana scorsa questa pietanza ha ottenuto il prestigioso riconoscimento come patrimonio culturale dell’Unesco.

Le ragioni della sua popolarità sono molteplici. Come sottolinea la corrispondente per l’Africa della Bbc, l’ivoriana Mayeni Jones, questa pietanza è presente da tempo nelle tradizioni e nella quotidianità della vita in Costa d’Avorio. Uno dei suoi primi ricordi d’infanzia è infatti proprio il suono dei venditori ambulanti che per le strade gridavano “Attiéké chaud! Attiéké chaud!”. Questo piatto non parla solo la lingua della Costa d’Avorio, dove oggi è ancora presente, ma si è diffuso in tutta l’Africa, in particolare nei Paesi francofoni. Leggero e senza glutine, la sua versatilità è sicuramente tra i motivi del suo successo senza tempo.

Secondo lo chef ivoriano Rōze Traore, la leggera acidità dell’attiéké “dona una profondità unica ai pasti, bilanciando perfettamente le salse piccanti o saporite”. L’attiéké si abbina a una molteplicità di piatti, ma la versione più popolare è con pollo o pesce grigliato, salsa piccante a base di pomodoro e una salsa di pomodori crudi e cipolle.

Ma, il motivo più importante che rende questa pietanza così popolare e amata, tanto da spingere la stessa corrispondente a cercarla ovunque durante i suoi soggiorni a Londra, Freetown o in Nigeria, riguarda qualcosa di più spirituale e simbolico. L’attiéké – come l’injera etiope o il thieboudienne senegalese – è un piatto che si consuma in gruppo e simboleggia dunque l’unione. In Costa d’Avorio famigliari e amici si riuniscono attorno a un grande piatto e gustano insieme questa pietanza con le mani, accompagnandola con una bevanda.

Un’unione sentita anche dalla diaspora che oggi si riconnette al Paese d’origine cercando e cucinando il piatto tipico del Paese. “Per me – racconta Mayeni Jones alla Bbc – l’attiéké è anche un promemoria dell’infanzia interrotta: avevo solo 13 anni quando, alla vigilia di Natale del 1999, un colpo di stato militare scosse la Costa d’Avorio. Anche quando non potevo tornare a Abidjan, l’attiéké era il mio modo per riconnettermi con il luogo che avevamo lasciato. Ora che l’attiéké è stato aggiunto alla lista dei patrimoni culturali immateriali che necessitano di protezione urgente, forse più persone al di fuori della regione scopriranno questa delizia”.

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