di Andrea Spinelli Barrile
Un cittadino di uno dei Paesi dell’Ecowas (Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale) potrà entrare senza visto nei Paesi dell’Aes (Burkina Faso, Mali e Niger), grazie alla decisione del governo militare del Mali. Questo fa parte della rottura tra i tre Paesi saheliani e l’Ecowas.
Un cittadino di uno dei Paesi della Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Ecowas) potrà entrare in uno dei Paesi dell’Alleanza degli stati del Sahel (Aes, ovvero Burkina Faso, Mali e Niger) senza bisogno del visto. Lo ha detto Assimi Goita, capo della giunta militare al potere in Mali, citato in una dichiarazione del Collegio dei capi di Stato della Confederazione degli stati del Sahel (Aes, appunto), riunitosi venerdì per discutere sulla libera circolazione, il diritto di soggiorno e lo stabilimento dei cittadini dell’Ecowas nello spazio dell’Aes.
La rottura con l’organizzazione da parte dei tre Paesi saheliani golpisti, che accusano Ecowas di scarsa efficacia nella lotta al terrorismo, di inutilità politica e di eccessiva compiacenza nei confronti degli ex-coloni europei, ha infatti una serie di effetti che ricadono a cascata sulle persone e sulle merci che circolano nella subregione. “La Confederazione degli stati del Sahel (Aes) è uno spazio senza visto per qualsiasi cittadino degli Stati membri della Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Ecowas)” si legge nella dichiarazione di Goita, in cui si specifica che “i cittadini dell’Ecowas hanno il diritto di entrare, circolare, risiedere, stabilirsi e uscire dal territorio degli Stati membri della Confederazione degli Stati del Sahel nel rispetto dei testi delle leggi nazionali in vigore”. Goita ha ricordato infine che “gli Stati membri della Confederazione si riservano il diritto, conformemente alle loro leggi e regolamenti, di rifiutare l’ingresso nel loro territorio a qualsiasi cittadino dell’Ecowas che rientri nella categoria degli immigrati inammissibili”.
La dichiarazione sottolinea che “i veicoli privati immatricolati nel territorio di uno Stato membro dell’Ecowas possono entrare nel territorio di uno Stato membro della Confederazione, conformemente ai testi in vigore”.
Indipendentemente dal merito, mentre da un lato l’Aes mostra di avere una visione chiara della direzione intrapresa e della proposta politica che porta avanti, dall’altro Ecowas sembra essere impantanato in discussioni che, in tre anni, non hanno portato da nessuna parte: ieri i capi di Stato e di governo della Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale, riiunitisi ad Abuja, in Nigeria, per un vertice ordinario dell’Organizzazione, hanno chiesto di istituire un periodo di transizione di sei mesi per i regimi militari di Burkina Faso, Mali e Niger a partire dalla fine di gennaio.
L’ennesima proroga dal sapore di inazione consapevole: in teoria, alla fine di gennaio scadrebbero i termini che le giunte militari saheliane si sono autoimposte per la transizione ad un regime democratico e Ecowas ha proposto di istituire un “periodo di transizione” che durerà fino al “29 luglio 2025”, durante il quale l’organizzazione vuole “mantenere le porte dell’Ecowas aperte ai tre paesi” per una loro possibile re-integrazione nell’organizzazione regionale. L’ennesima “ultima occasione” che tuttavia non ha molta credibilità, dopo che ormai un anno fa gli stessi Paesi golpisti hanno annunciato l’uscita da Ecowas “irreversibile”, a partire dal 29 gennaio.
Secondo la nota di Ecowas, firmata dal presidente della Commissione Omar Touray, la decisione dei Paesi saheliani di uscire dall’Organizzazione è “scoraggiante”, ragion per cui Ecowas si starebbe prodigando in “sforzi di mediazione” per mantenere i Paesi del Sahel al suo interno.