Il processo contro Kizza Besigye, esponente politico dell’opposizione in Uganda finito alla Corte marziale, è ripreso ieri ma è stato nuovamente rinviato a lunedì prossimo, in un clima di forte tensione in aula. Lo riportano le agenzie internazionali.
Ieri infatti, alla riapertura del dibattimento, sono scoppiati scontri che hanno contrapposto i sostenitori e avvocati di Kizza Besigye alla polizia: uno dei suoi avvocati, Eron Kiiza, è stato arrestato e condannato per direttissima a nove mesi di reclusione per “cattiva condotta” dopo che gli era stato rifiutato l’accesso al tavolo degli avvocati. Martha Karua, principale avvocato e autorizzata da poco a difendere Kizza Besigye, ha dichiarato alla stampa che il pool della difesa è continuamente messo di fronte a “ostacoli, molestie, controlli umilianti. È estenuante”. Anche ai parenti di Besigye è stato negato l’accesso al processo.
Wafula Oguttu, uno dei suoi assistenti, ha denunciato a Rfi le condizioni di detenzione di Kizza Besigye: “L’ultima volta che lo abbiamo potuto vedere è stato il 23 dicembre. Da allora le cose sono cambiate: è diventato inaccessibile. L’hanno messo dietro un vetro, non possiamo più toccarlo”.
Queste questioni hanno dominato l’udienza di ieri, di fatto facendo il gioco dell’accusa perché ci si è concentrati su questo relegando in secondo piano i dibattiti sulla legittimità dell’arresto di Besigye e dell’imputazione presso un tribunale militare, contestata dalla difesa. Inoltre, Kizza Besigye è stato arrestato in Kenya in circostanze mai del tutto chiarite: accusato di possesso illegale di armi da fuoco con l’obiettivo di destabilizzare la sicurezza nazionale ugandese, Besigye respinge queste accuse.