Che fine ha fatto il gambiano Yahya Jammeh?

di claudia
yahya jammeh

di Andrea Spinelli Barrile

Il governo di Yahya Jammeh in Gambia, durato dal 1996 al 2017, è stato caratterizzato da detenzioni arbitrarie, abusi sessuali ed esecuzioni extragiudiziali. Ma che fine ha fatto oggi l’ex dittatore?

Ma che fine ha fatto l’ex-dittatore marabout del Gambia Yahya Jammeh, il cui governo reazionario è durato dal 1996 al 2017 ed è stato caratterizzato da detenzioni arbitrarie, abusi sessuali ed esecuzioni extragiudiziali?

Jammeh ha perso le elezioni presidenziali nel 2016 ed è stato costretto ad andare in esilio in Guinea Equatoriale un anno dopo, dopo essersi inizialmente rifiutato di dimettersi: nel 2021, in Gambia la Commissione per la verità e la riconciliazione raccomandò al governo gambiano del nuovo presidente Adama Barrow di processare il dittatore e i colpevoli dei crimini del regime di Jammeh e lo scorso maggio l’ex-ministro degli Interni è stato condannato a 20 anni di carcere in Svizzera per crimini contro l’umanità.

Dalla fuga da Banjul tuttavia, Jammeh vive serenamente a Malabo, capitale insulare lussuosissima della piccola Guinea Equatoriale. Una vita trascorsa lontano dai riflettori ma nel benessere più assoluto e già nel 2017 il governo guineano confermò lo status di “rifugiato politico” garantito all’ex-presidente Jammeh: “Il signor Jammeh ha accettato di venire nella Repubblica della Guinea Equatoriale, un paese fratello che gli offrirà tutte le garanzie di sicurezza e un soggiorno pacifico” disse l’allora portavoce del governo Eugenio Nze Obiang.

Quell’anno, Yahya Jammeh accettò la sconfitta elettorale e si dimise, andando in esilio dopo la firma di un accordo al termine di una mediazione condotta dal presidente della Guinea Alpha Condé e dal presidente della Mauritania Mohamed Ould Abdel Aziz: come parte dell’accordo la Cedeao, l’Unione africana e le Nazioni unite assicurarono a Jammeh, alla sua famiglia e ai suoi collaboratori sicurezza, protezione e immunità. Secondo l’accordo, in 14 punti, gli organismi internazionali “impediranno il sequestro di beni e proprietà legittimamente appartenenti all’ex presidente Jammeh o alla sua famiglia e a quelli dei membri del suo gabinetto, dei funzionari governativi e dei sostenitori del partito”.

Jammeh è ricomparso il 1 gennaio in una storia su Instagram pubblicata dal vicepresidente della Guinea Equatoriale Teodorin Nguema Obiang Mangue, che con ogni probabilità sarà il successore naturale al potere del padre Teodoro Obiang, il capo di stato più longevo al mondo attualmente in carica. È comparso vestito con un boubou bianco elegantissimo, seduto a uno dei tavoli del cenone di Capodanno organizzato dalla famiglia Obiang, accanto a ministri e dignitari del regime di Malabo: Nguema gli si avvicina, gli stringe la mano e i due si sussurrano qualcosa all’orecchio, brevemente, probabilmente degli auguri. La cena presidenziale, “e familiare” sottolinea un comunicato ufficiale della presidenza equatoguineana, è stata allietata da numerosi artisti nazionali e internazionali (come Koffi Olomide), alla presenza di tutte le cariche politiche del Paese, e si è conclusa con fuochi d’artificio e brindisi.

C'est (encore) l'Afrique...
Teodorin Nguema Obiang Mangue

Non è la prima volta che Jammeh partecipa alla sfarzosissima festa di capodanno degli Obiang, un evento al quale il vicepresidente quest’anno si è presentato a bordo della sua Bugatti Veyron (supercar prodotta in 450 esemplari e del valore di oltre 1 milione di euro, oggetto di un sequestro da parte del Dipartimento del Tesoro americano, che tuttavia non ha potuto eseguirlo perché l’auto è stata portata via dagli Stati uniti anni fa).

Era comparso, sempre in boubou bianco, già in un video del 2019, girato sempre dall’entourage del vicepresidente Nguema, che è uno dei politici africani più avvezzo a mostrare la sua vita principesca sui social. Il “babbo Natale di Malabo”, è soprannominato Nguema nel Paese durante le feste natalizie: come ogni anno da 20 anni infatti, anche questo 6 gennaio Nguema ha organizzato allo Stadio di Malabo un evento, ad appannaggio di propaganda e telecamere, in cui ha distribuito giocattoli ai bambini “provenienti da famiglie con risorse limitate”.

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