Uganda: riprende il processo contro Besigye, c’è un nuovo grave capo d’accusa

di claudia
Kizza Besigye

È ripreso alla Corte marziale di Kampala, in Uganda, il processo contro Kizza Besigye, ex-generale dell’esercito e medico personale di Museveni divenutone oppositore, arrestato in modo probabilmente illegale in Kenya e estradato lo scorso dicembre.

Besigye è accusato, insieme al suo assistente, di possesso illegale di armi e deve secondo quanto emerso ieri in udienza dovrà ora affrontare una nuova accusa di tradimento per crimini presumibilmente commessi all’estero, accuse punibili con la morte. La sua difesa, nel corso dell’udienza di ieri, ha denunciato l’influenza dell’esecutivo sul Tribunale militare e ne ha contestato completamente la giurisdizione sul caso. La richiesta infatti è che il caso venga giudicato da un tribunale civile ma questa è stata respinta dalla corte, che oggi riprenderà le udienze: secondo i giudici infatti, i trascorsi militari di Besigye prevedono che il caso venga analizzato da un tribunale militare. I suoi avvocati hanno annunciato ricorso alla Corte costituzionale.

Ciò che di più grave è emerso ieri, dettaglio non da poco che aggrava molto la posizione di Besigye, è la nuova accusa a suo carico: avrebbe cercato supporto logistico all’estero per destabilizzare l’Uganda con la complicità di un terzo uomo, ora anch’egli incriminato nel caso.

“La cosa migliore che possiamo fare ora”, ha detto a Rfi uno dei legali di Besigye, Kato Tumusiime, “è fermare questo trattamento crudele e brutale nei confronti degli accusati e garantire che riacquistino la libertà. Ciò ci permetterà anche di evitare che vengano giustiziati da questo regime che utilizza la corte marziale per perseguirli”.

Al momento è impossibile immaginare due ipotesi di condanna per Besigye: in una prima ipotesi, se venisse condannato per tradimento, rischierebbe la pena di morte. In un’altra ipotesi, migliore, potrebbe essere interdetto dalla partecipazione alla vita politica ugandese per i prossimi 10 anni. 

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