L’inizio del Ramadan a Nairobi

di Marco Trovato
Inizia oggi in tutto il mondo il Ramadan, il mese in cui i fedeli musulmani praticano il digiuno, dall’alba al tramonto, in commemorazione della prima rivelazione del Corano a Maometto. Il racconto di questa celebrazione (che si concluderà tra il 29 e il 30 marzo 2025) a Nairobi, capitale del Kenya, dove l’Islam è la seconda maggiore religione del Paese (dopo il cristianesimo), praticata da circa 6 milioni di persone, l’11 percento del totale

testo e foto di Andrea Spinelli Barrile, inviato a Nairobi

Questa mattina alle 5:30 Banda Street, a Nairobi, dove si trova la Moschea Jamia, ha iniziato pigramente a popolarsi in occasione del primo giorno di Ramadan. La Moschea Jamia, nel cuore della capitale del Kenya, fu fondata da Syed Maulana Abdullah Shah nell’anno 1902 e realizzata tra il 1925 e il 1933, quando il Kenya era ancora un protettorato britannico. È il principale punto di riferimento per i musulmani di Nairobi, tra i centri islamici più importati di tutta l’Africa orientale e centrale, dove i leader e gli intellettuali islamici più prestigiosi del Kenya si ritrovano per amministrare la ummah nel Paese africano, un compito certamente non facile in un Paese caratterizzato dal fatto di essere un vero e proprio puzzle di molteplicità, culturali e religiose.

“Sei il benvenuto” dice Sheikh Jamaludin Osman Haji, imam della grande moschea da maggio 2024: “Asante sana, Ramadan kareem” gli rispondo, proprio pensando come le mie parole, un po’ in arabo e un po’ in swahili, siano la diretta conseguenza di questo mosaico di culture che compone il Kenya.

Non c’è però tanta gente alla prima preghiera del mattino: “Forse non sono ancora pronti” mi dice Mohammed, che chissà se si chiama davvero Mohammed o Paul. O forse Kamau, chi può dirlo? Sorride, Mohammed, è felice. È un giorno di festa, un giorno importante.

La grande preghiera di oggi è prevista per le 13:15. Fa caldo, Nairobi è praticamente in piena estate e il vento e un incendio nel Parco Nazionale stanno soffiando aria calda, polvere e fumo in tutta la città. Non piove da mesi, il meteo promette pioggia nelle prossime settimane ma non oggi, che è un giorno di festa e non importa nient’altro. Da un camion un gruppo di giovani scarica centinaia e centinaia di scatole di cibo, dolci e frutta per l’iftar, che ci sarà solo dopo il tramonto, quando tutti potranno interrompere il digiuno.

La Moschea Jamia accoglie nel suo grande atrio decine di tricicli utilizzati da poliomelitici e invalidi per spostarsi tra il caotico traffico cittadino, i fedeli si accampano fuori, sul marmo fresco, respirano, chiacchierano. Qualcuno entra per sedersi sul morbido tappeto, disteso il giorno prima per l’occasione tanto speciale.

Poi il muezzin chiama. E la Jamia si riempie di fedeli, si affannano per trovare un posto mentre i guardiani della moschea indicano loro la strada. È incredibile l’ordine e la precisione, che stonano decisamente con il caos del Central Business District di Nairobi, uno dei luoghi più caotici e inquinati dell’intera Africa. Le donne non si vedono, sono tutte al piano di sopra, lontane da occhi indiscreti, ma ci sono anche loro. Ci sono tutti, proprio tutti adesso.

Ramadan Kareem da Nairobi.

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