Il leader dell’opposizione tanzaniana e presidente del Chadema, Tundu Lissu, è stato arrestato a Mbinga, nella regione di Songea, nel sud-ovest della Tanzania, poco dopo aver tenuto un discorso a una manifestazione pubblica. Lo si apprende da una nota ufficiale che Chadema ha inviato a infoAfrica.
Secondo il partito, Lissu è stato arrestato da agenti di polizia in divisa ma non sono stati resi noti i motivi dell’arresto. Durante le fasi dell’arresto, denuncia Chadema definendo “drammatico” il tutto, la polizia ha utilizzato gas lacrimogeni e sparato proiettili veri per disperdere i manifestanti che cercavano di impedire che Lissu fosse portato via.
“Tundu Lissu è stato arrestato dalla polizia nel distretto di Mbinga dopo aver terminato un discorso pubblico. Finora non si sa in quale stazione di polizia sia stato portato” sostiene il partito. “Il presidente è stato arrestato insieme ad altri membri del partito e gli agenti di polizia stanno disperdendo il pubblico utilizzando gas lacrimogeni sul luogo dell’evento”.
Mentre veniva arrestato, la folla radunatasi per ascoltarlo scandiva slogan come “Nessuna riforma, nessuna elezione”. Brenda Rupia, direttrice della comunicazione del partito Chadema, ha dichiarato che l’arresto di Lissu “è un chiaro tentativo di mettere a tacere le voci dell’opposizione prima delle urne”. In Tanzania le elezioni presidenziali si terranno il prossimo mese di ottobre: “Siamo presi di mira, molestati e brutalizzati semplicemente perché esercitiamo i nostri diritti costituzionali”, ha detto Rupia.
Lissu, avvocato ed ex candidato alla presidenza tanzaniana, ha guidato una serie di raduni e manifestazioni politiche in tutto il Paese per chiedere riforme che garantiscano elezioni libere ed eque. Già nel 2017 Lissu è sopravvissuto a un tentativo di assassinio, quando degli uomini armati avevano sparato contro la sua auto, riportando però ferite in tutto il corpo. L’arresto di ieri si inserisce in una tendenza preoccupante: negli ultimi mesi, diversi funzionari del Chadema hanno subito violenti attacchi o sono spariti nel nulla. A ottobre Aisha Machano, un’alta funzionaria del partito, è stata rapita e gravemente ferita mentre appena un mese prima Ali Kibao, un altro leader politico regionale, è stato rapito da uomini in borghese ed è stato ritrovato dopo giorni morto.
“Di solito i rapitori sono gruppi composti dalle tre alle cinque persone, incluso l’autista. Quello che fanno è vestirsi in borghese, senza uniforme, nascondersi e uscire all’improvviso. Hanno le armi e di solito usano un furgone. Ti prendono con la forza e se opponi resistenza ti picchiano, ti caricano sul furgone e tu sparisci insieme a loro” ha detto a InfoAfrica Maria Sarungi, imprenditrice ed attivista tanzaniana rifugiatasi in Kenya per ragioni di sicurezza.

Sarungi vive a Nairobi, dove ha subito anche lei un tentativo di rapimento ed estradizione, fallito per la goffaggine dei suoi rapitori. A InfoAfrica, Sarungi spiega che queste operazioni di rapimento vengono effettuate da task force delle forze speciali, “di solito da una combinazione di uomini di diverse agenzie e forze dell’ordine”, scelte appositamente da chi gestisce queste operazioni: “Non riportano al procuratore generale” ha detto Sarungi, “ma direttamente alla presidente”. In Tanzania, secondo Maria Sarungi “la cattura dello Stato da parte del partito” di maggioranza “è completa: la politica, la magistratura, la polizia, il Parlamento, hanno tutto. La mia domanda è rivolta alla comunità internazionale: come volete che avvenga la nostra resistenza a tutto questo? Come volete che finisca?”.

La presidente della Tanzania, Samia Suluhu Hassan, insediatasi nel 2021 dopo la morte per covid del presidente negazionista John Magufuli, si era inizialmente impegnata ad aprire uno spazio politico e a favorire la riconciliazione. E, in effetti, inizialmente sembrava che le cose stessero intraprendendo un nuovo corso: il suo governo ha revocato il divieto di raduni pubblici, ha permesso ai membri dell’opposizione in esilio, tra cui proprio Lissu, di tornare in patria, ha concesso diverse aperture e una certa indipendenza alla stampa e il Paese sembrava avere intrapreso un percorso virtuoso verso nuove libertà democratiche. Tuttavia, l’umore è cambiato con l’arrivo della prima tornata elettorale locale, quando la situazione politica è ripiombata indietro di decenni e l’ottimismo che ha accolto Samia nei suoi primi mesi al potere sta rapidamente svanendo.
Oggi, pochi mesi dalle elezioni generali, i leader dell’opposizione avvertono che senza riforme elettorali e una riforma costituzionale profonda, e senza un autentico impegno della presidente per le libertà politiche, il voto mancherà di legittimità.