di Silvana Leone
Come ogni anno, il 22 marzo si celebra la Giornata Mondiale dell’Acqua per richiamare l’attenzione su questo tema e per fare advocacy per una gestione sostenibile delle risorse idriche.
Il tema di quest’anno è la cooperazione idrica e l’iniziativa è coordinata dall’UNESCO in collaborazione con UNECE e UNDESA per conto di UN-Water (International Year of Water Cooperation).
Guardando nello specifico al continente africano, ci si accorge di quanto la cooperazione transfrontaliere per l’utilizzo delle risorse idriche sia un tema sempre più attuale, a causa di un costante aumento della desertificazione su un territorio che però possiede alcuni dei più grandi bacini idrografici al mondo. Circa il 66% dell’Africa è arido o semi-arido e più di 300 degli 800 milioni di persone nell’Africa sub-sahariana vivono in un ambiente con scarsità d’acqua. Al contempo però l’Africa possiede circa un terzo dei bacini internazionali più importanti del mondo (bacini più grandi di 100.000 km2).
È motivo di preoccupazione il fatto che, i paesi ricchi continuino ad aumentano il consumo di risorse naturali e che, sempre più, anche le economie emergenti tengano il passo in questo sfruttamento scellerato.
Mentre ci si interroga sulla sostenibilità dell’agricoltura estensiva, l’Arabia Saudita, che è uno dei più grandi produttori di cereali del Medio Oriente, ha annunciato che diminuirà la sua produzione del 12% l’anno per ridurre lo sfruttamento delle sue falde acquifere. Per proteggere l’acqua e la sicurezza alimentare nel proprio paese, il governo saudita ha deciso di incentivare le imprese locali che investiranno su grandi appezzamenti di terreno in Africa per la propria produzione agricola.
Purtroppo il land grabbing è ormai un fenomeno sempre più comune, che vede alcuni paesi sfruttati in maniera indiscriminata, con il rischio che le popolazioni locali perdano sempre più il controllo delle proprie terre e delle risorse naturali vitali, come ad esempio l’acqua.
