Una bambina di 13 anni è morta dopo essere stata sottoposta a un intervento di mutilazione genitale femminile in una clinica privata in una villaggio nella regione di Daqahlia, nel delta del Nilo. Lo scrive il quotidiano egiziano Masry el Youm .
”Se avessi saputo che l’operazione l’avrebbe uccisa non l’avrei mai permessa”, ha detto il padre Mohamed Ibrahim, agricoltore, affermando che lo stesso medico ha effettuato il medesimo intervento sulla sorella maggiore. ”Tutti del villaggio vanno da lui perché ha una cura per tutto e a prezzi bassi”, ha detto il padre della bambina, mentre la madre, Hasanat Naeem Fawzy, ha detto che i medici dell’ospedale dove è stata ricoverata d’urgenza hanno detto che è morta per una overdose di anestetico.
”Voglio solo giustizia”, ha detto la donna mentre lo zio ha accusato il medico di avere offerto 20.000 lire egiziane, pari a circa 2.000 euro, per non sporgere denuncia. Il procuratore ha disposto l’autopsia della piccola vittima.
In Egitto le mutilazioni genitali femminili sono proibite dal 2007, ma ancora molto diffuse, anche se la corte costituzionale a febbraio ha respinto il ricorso per depenalizzarle, presentato da alcuni avvocati islamici.
Secondo ong e attivisti, il fenomeno che aveva registrato un calo negli anni scorso grazie a campagne di sensibilizzazione sta segnando una recrudescenza, in coincidenza con l’arrivo al potere delle formazioni islamiche. Un parlamentare salafita aveva presentato una proposta di legge per legalizzare la pratica prima dello scioglimento del Parlamento, lo scorso giugno. – Rainews24