Inchiodare corrotti e dittatori, ma senza rischiare la prigione o la vita. Ora è possibile con Afrileaks, una piattaforma digitale frutto della cooperazione tra 19 testate giornalistiche e organizzazioni della società civile, unite nell’impegno a tutela dell’anonimato di fonti e informatori.
“Nel mondo post-Snowden nel quale viviamo – sottolinea oggi il sudafricano Mail & Guardian, uno dei quotidiani promotori dell’iniziativa – di fronte alla realtà della sorveglianza esercitata da governi e multinazionali è diventato fondamentale per i giornalisti e gli informatori adottare ogni precauzione per garantire la propria sicurezza digitale”.
In collegamento con la piattaforma europea GlobaLeaks, il nuovo progetto adotta meccanismi che tutelano la fonte in particolare nella fase del caricamento e dell’invio informatico di dati e documenti sensibili. Una difesa non assoluta ma comunque di livello alto, che prevede l’utilizzo da parte degli utenti di browser ad hoc.
Ad AfriLeaks aderiscono testate di rilievo nazionale, critiche nei confronti dei governi e pronte a denunciarne abusi. Si va dal quotidiano keniano Daily Nation al nigeriano Premium Times, passando per il mozambicano Verdade e il portale Maka Angola.
AfriLeaks nasce dopo le rivelazioni di Wikileaks e lo scandalo sui programmi di spionaggio innescato dall’ex analista della Cia Edward Snowden. La convinzione è che tutela delle fonti e denuncia di episodi di corruzione o violazione dei diritti umani possano rafforzarsi a vicenda. Aggirando i controlli predisposti dai governi, anche e soprattutto in paesi dove il potere è nelle mani di élites ristrette e partiti apparentemente inattaccabili, dall’Eritrea alla Guinea Equatoriale. – Misna