di Silvana Leone
Gli investimenti cinesi in Africa sono cosa ormai nota e le relazioni sino-africane ampiamente seguite da media occidentali e africani. Adesso anche la Cina ha deciso raccontare ciò che accade in Africa, forse per controbilanciare quei media che descrivono il loro operato soprattutto in termini di sfruttamento e neo-colonialismo. Il governo centrale cinese ha comunicato di aver stanziato 7 miliardi di dollari per sviluppare i propri mezzi di comunicazione a livello globale, e si direbbe che questi investimenti inizino a dare i loro frutti. Nel gennaio del 2012, la China Central Television (CCTV) ha aperto il suo quartier generale a Nairobi, mentre nel dicembre dello stesso anno, il China Daily, il più grande quotidiano cinese in lingua inglese, ha lanciato il settimanale Africa Weekly. L’agenzia di stampa statale cinese, Xinhua, ha destinato migliaia di borse di studio per giornalisti africani e ha avviato una partnership con la società di telefonia mobile del Kenya, Safaricom, per fornire il primo servizio di news via cellulare in Africa sub-sahariana.
Mentre i media cinesi si stanno facendo strada nel continente africano, molte agenzie di stampa occidentali, a causa dei tagli ai bilanci, stanno ritirando i propri giornalisti e le sedi in alcuni Paesi. La CNN ha recentemente chiuso molti dei suoi uffici internazionali, mentre la BBC World Service ha fatto notevoli tagli ai posti di lavoro e alla sua copertura internazionale. Bruno Sergi, economista internazionale, sottolinea che “internet ha notevolmente ridotto il monopolio degli organi di stampa occidentali. Ciò aiuterà l’industria dei media cinesi a trovare sempre più spazio, in modo da penetrare nei mercati esteri.”
È probabile che il modello cinese cercherà di difendere lo Stato e i suoi interessi, non a caso l’agenzia di stampa Xinhua è stata definita “gli occhi e la lingua” del Partito Comunista Cinese. Si teme che un’espansione dei media cinesi possa essere dannosa per la libertà di stampa, specie nei governi con un equilibrio politico già fragile. Il governo etiope, ad esempio, avrebbe ricevuto un prestito di 1,5 miliardi di dollari dalla cinese EXIM Bank, per un sistema di telecomunicazioni che potrebbe consentire di bloccare le “voci” non gradite.
In questo momento non siamo in grado di valutare l’impatto di questo tipo di espansione e soprattutto se avrà dei benefici anche per gli africani, è evidente però che Cina stia attuando un approccio sempre più olistico al continente africano.
Fonte: Think Africa Press