Dall’Afghanistan alla Siria i conflitti armati continuano e si inaspriscono, ma a sud del Sahara le cose sembrano andar meglio. Per lo meno stando agli autori del Global Peace Index, una classifica mondiale che mette l’Africa sopra il Medio Oriente, l’Asia meridionale e perfino la Russia. Nel rapporto, diffuso a New York dagli esperti dell’Istituto per la pace e l’economia, sono passati in rassegna dati, fatti e tendenze relativi a 162 Stati. La sintesi si fonda sull’analisi di 22 indicatori, che vanno dal livello delle spese militari ai rapporti con i Paesi vicini o alla percentuale di detenuti rispetto alla popolazione. “Nel suo complesso – scrivono i ricercatori – nel 2012 l’area sub-sahariana è stata più in pace del Medio Oriente, del Nord Africa, dell’Asia meridionale, della Russia e dell’Eurasia”. Il miglioramento è spiegato anzitutto con dinamiche economiche. “La crescita dei Paesi sub-sahariani – si sottolinea nel rapporto – ha superato negli ultimi due anni quella di qualsiasi altra regione; paradossalmente, poi, la tradizionale marginalizzazione dell’area l’ha protetta dalle conseguenze della crisi finanziaria globale”. In fondo alla graduatoria dell’area sub-sahariana ci sono Somalia, Repubblica Democratica del Congo e Repubblica Centrafricana, Paesi l’anno scorso e ancora adesso ostaggio di conflitti armati e violenze. L’Africa è però molto altro, come confermano i buoni piazzamenti delle Isole Mauritius, del Botswana e della Namibia ma anche i progressi di vicini storicamente difficili. Il giudizio generale non impedisce ai ricercatori di riconoscere come in diversi Paesi dinamiche economico-sociali o tensioni di carattere politico, abbiano messo la pace più a rischio che in passato. È il caso del Burkina Faso, dove l’aumento del costo della vita e l’inadeguatezza dei servizi garantiti dallo Stato sono stati all’origine di manifestazioni e disordini; o della Repubblica Centrafricana, dove lo scorso anno c’erano già gli ingredienti della crisi sfociata a marzo nella caduta del presidente François Bozizé. Al di là di questa e altre situazioni di conflitto, le tendenze riscontrate a sud del Sahara risaltano anche alla luce delle difficoltà politiche ed economiche a livello mondiale. Secondo il Global Peace Index, tra il 2008 e il 2012 nei cinque continenti la pace è “diminuita” del 5%. Una regressione alla quale hanno contribuito i combattimenti e gli attentati in Somalia ma anche e soprattutto la guerra in Afghanistan e il conflitto civile cominciato in Siria nel 2011. Di sicuro, la violenza non ha solo conseguenze umanitarie. Nel rapporto si calcola che la pace vale ogni anno l’11% del Prodotto interno lordo mondiale, più o meno 9460 miliardi di dollari. (R.P.) – Radio Vaticana