di Giusy Baioni
Dopo ore di notizie confuse e contraddittorie, pare accertato che la battaglia di giovedì a Sake abbia portato a una provvisoria ritirata delle truppe ribelli, che però in serata hanno rioccupato la città.
Fonti giornalistiche sul posto riferiscono oggi di gente ancora in fuga da Sake, mentre l’M23 da lì si sarebbe già diretto a nord verso il Masisi e – secondo voci che si rincorrono sul web in queste ore – avrebbero già occupato Karuba, Mushaki e Kitchanga e si starebbero dirigendo verso Mweso. Sulla direttrice sud, la strada che percorre le sponde del lago Kivu fino all’estremità meridionale, dove si trova Bukavu (il capoluogo del Sud Kivu), i ribelli sarebbero in movimento verso Minova, il primo centro abitato importante dopo Sake. Qui giovedì sera alcuni soldati governativi, ubriachi, avrebbero sparato sulla gente.
Intanto a Bukavu la popolazione continua ad essere spaventata e fa scorta di viveri, mentre alcuni manifestano nelle strade contro il presidente Kabila, ritenuto incapace di far fronte all’emergenza e responsabile di trattative nascoste con il Rwanda.
Giovedì pomeriggio, infatti, il presidente dell’M23, Jean-Marie Runiga Lugerero (vescovo di una chiesa evangelica), ha frettolosamente abbandonato Goma, dove era atteso per una conferenza stampa, per recarsi a Kampala, dove Kabila, Kagame e Museveni stanno cercando un accordo e da dove giovedì in un comunicato congiunto avevano invitato l’M23 a ritirarsi da Goma. E da Kampala, Runiga ha parlato proprio degli accordi siglati il 23 marzo 2009 (da cui il nome del movimento): si sarebbe trattato di un patto segreto siglato tra i ribelli del movimento (che allora si chiamava CNDP) e il presidente Kabila, che avrebbe agito senza consultare e informare alcun altro organo dello Stato.
Non solo: il rapporto Onu appena pubblicato contiene, tra l’altro, prove del coinvolgimento del capo di stato maggiore dell’esercito, il generale Gabriel Amisi, in un traffico di armi destinate a vari gruppi ribelli, tanto che il generale è stato immediatamente sospeso.
E questa è solo l’ultima delle ragioni per cui molti congolesi sono infuriati col loro presidente: manifestazioni un po’ in tutte le città principali, dove in più di un caso si sono avuti incidenti, assalti alle sedi del partito presidenziale PPRD, in un paio di casi incendiato; a Bruxelles martedì alcuni attivisti congolesi avevano preso d’assalto la loro ambasciata.
Da giovedì, si è scatenato il putiferio sul web, dopo che è circolata una foto dell’incontro di Kampala in cui Joseph Kabila siede con i presidenti Kagame e Museveni, riposato e sorridente. Quel sorriso ha fatto infuriare i congolesi, che lo accusano di ridere delle sventure del suo popolo.
Anche l’M23, sulla sua pagina Facebook in swahili, irride Kabila con le parole del suo portavoce Vianey Kazarama, che martedì allo stadio di Goma, davanti alla folla, ha detto: “È una vergogna per il Congo essere governato da un giovane che fuma droga e che, nel momento in cui i congolesi piangono, è in palestra a sollevare pesi!”
Sempre sulla loro pagina FB, i ribelli affermano che i 3500 soldati delle FARDC ancora presenti a Goma sono stati invitati dallo stesso Kazarama a unirsi all’M23, sposare la loro causa e proseguire la marcia fino a Kinshasa per cacciare Kabila, “che vi fa mangiare solo fagioli crudi”.
Intanto a Goma la popolazione viene invitata a riprendere le attività quotidiane, ma la città è senza corrente elettrica, con conseguenze come la mancanza di acqua potabile (che viene pompata dal lago) e i cadaveri in putrefazione negli ospedali. Da più parti poi si levano allarmate denunce di sparizioni ed esecuzioni: ogni notte e ogni giorno verrebbero prelevate da casa persone dell’estabilishment e portate verso destinazione sconosciuta. La pulizia continua.