di Giusy Baioni
Aggiornamenti sulla difficile situazione a Goma, nell’est dell’R.D.Congo
Da un paio d’ore, secondo fonti locali, sarebbero in corso scontri nella città di Sake tra i ribelli dell’M23, che da ieri occupano il centro abitato (importante snodo viario del Nord Kivu), e truppe governative: i soldati regolari si erano ritirati, ma pare che oggi dalle colline vicine stiano sparando colpi d’artiglieria, forse sostenuti da milizie mai-mai, per ricacciare indietro i ribelli. La gente si è riversata sulle strade e sta scappando verso Goma, in direzione opposta alla fuga di solo due giorni fa. Gente senza pace, che con le sue povere cose non sa più dove trovar riparo.
Intanto, i vertici dell’M23 hanno risposto picche all’invito a trattare giunto dal summit di Kampala, dove il presidente congolese Kabila si è riunito ieri con gli omologhi ruandese e ugandese, in uno strano tentativo di mediazione che vede come arbitro chi è coinvolto direttamente nel conflitto. Ne è uscita una dichiarazione comune in cui si chiede all’M23 di ritirarsi da Goma. Quanto sia credibile questa esortazione è difficile a dirsi, dato che Rwanda e Uganda sono direttamente coinvolti nel conflitto. In ogni caso, i ribelli hanno risposto picche. Non arretreranno di un passo e anzi minacciano di proseguire nell’avanzata se Kabila non tratterà direttamente con loro.
E infatti la tensione si è già estesa a macchia d’olio, lambendo Bukavu. “La situazione qui oggi è calma – afferma una persona che abita in città – , ma le voci dicono che i ribelli non sono lontani. C’è paura tra la gente. Ieri alcuni manifestanti volevano bruciare la sede del PPRD, il partito di Kabila”. Secondo questa persona, se i ribelli giungessero nella capitale del Sud Kivu, non troverebbero resistenza. Così come non ne hanno trovata a Goma: dopo una breve battaglia attorno all’aereoporto, hanno preso la città.
Dopo una giornata di “pulizia” (con l’eliminazione degli oppositori), ieri mattina hanno invitato la popolazione a riprendere la vita di sempre e l’hanno radunata nello stadio, facendosi acclamare. Difficile dire se le urla della gente fossero sincere, non avevano certo scelta, ma alla domanda posta dal palco: “Volete che andiamo fino a Kinshasa?” la folla ha gridato: “Sììì!” Quel che è certo è che la popolazione si sente abbandonata dal governo centrale e dalla comunità internazionale, che con la Monusco immobile ha lasciato prendere la città.
Intanto, l’Onu ha votato una (debole) risoluzione di condanna. Ma ha soprattutto pubblicato per esteso proprio ieri l’ennesimo rapporto che accusa il Rwanda e l’Uganda di coinvolgimento diretto nel conflitto. Ma ora che il Rwanda siede nel Consiglio di Sicurezza, sarà difficile che si possa ottenere altro che vaghe richieste di “cessate il fuoco”.
Testimonianza dal nostro missionario a Goma, padre Pino Locati
Da tre giorni ero chiuso in casa con gli altri nell’attesa che la tensione in città diminuisse e la calma tornasse a risiedere nelle nostre strade e nelle nostre case. Oggi, giovedì 22 novembre, alle 9.30 sono uscito per andare a visitare il campo degli sfollati a Katoy dove c’è una comunità dei Missionari d’Africa. Per arrivarci, occorrono solamente quindici minuti di moto. Lungo il percorso ho visto solamente due soldati ribelli. Il traffico era calmo, i poliziotti congolesi avevano ripreso il loro servizio. Molte moto in giro, rarissimi i veicoli sulla strada per la paura che siano requisiti.
Già lunedì scorso a centinaia i soldati congolesi si erano dati alla fuga venendo da Ngangi, a nord, seguendo la strada trasversale che attraversa la parrocchia di Katoy e giunge all’Avenue Présidentielle e prosegue verso ovest fino a Sake a 30 km da Goma. Molti soldati erano ubriachi, tiravano in aria per far paura alla gente e intanto saccheggiavano dove potevano. Fu una giornata frustrante per i congolesi costatare la caporetto dell’esercito regolare ma da sempre è così! Non esiste un esercito congolese, da sempre è esistita un’accozzaglia di uomini non addestrati, indisciplinati e senza regole etiche.
Sulla strada per Sake, per vendicarsi contro gli invasori, hanno sparato ai fili della corrente elettrica provocando così l’assenza di luce per i giorni che sarebbero seguiti. E senza la corrente elettrica, oggi non funzionano i motori per pompare l’acqua delle fontane pubbliche. La gente deve riversarsi al lago per attingere acqua inquinata di metano!!! Anziché vendicarsi con il nemico, i soldati congolesi hanno reso peggiore la situazione per tutta la gente di Goma!
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Già da domenica e lunedì un gran numero di sfollati era giunto alla chiesa di Katoy, gente che già era venuta nell’ottobre del 2009 quando Goma era stata minacciata da una precedente invasione. I missionari residenti Xavier, Giovanni e Marcos, hanno liberato 4 edifici scolastici per offrire 20 classi ai 1.500 fuggitivi sprovvisti di tutto. La guerra si era scatenata lunedì e ancora di più martedì, impossibile provvedere al cibo per tutti! Purtroppo anche mercoledì la stragrande maggioranza dei depositi erano chiusi e non si potevano fare degli approvvigionamenti. Molti membri delle ONG umanitarie erano fuggiti in Rwanda al sicuro e solo ora stanno tornando. Meno male che la Croce Rossa Internazionale aveva portato ieri una cisterna di 15.000 litri d’acqua per questa gente!
Ogni giorno ci sono una trentina di malati che sono accompagnati al dispensario delle religiose di Helmet oppure all’altro dispensario delle Figlie della Risurrezione. Ho visitato tutto il campo allestito intorno alla chiesa e nelle classi. La povertà e la miseria sono indescrivibili, oltre alla sporcizia. I banchi delle aule sono stati accatastati per fare spazio, mettervi i materassi o le stuoie e trascorrere la notte al riparo.
Dappertutto, il cortile è diventato un grande stenditoio con i panni di ogni colore stesi sulla pietra lavica. Molte mamme allattano i loro bambini ma che possono dare se loro stesse da circa tre giorni mangiano pochissimo o quasi nulla del tutto? Un bimbo è nato due giorni fa, si chiama Jérémie come l’antico profeta vissuto nei tormenti della fame e della persecuzione e la mamma si chiama Jacqueline! Bellissimo! Il cielo è coperto, a molti stringo le mani, ad altri dico una parola di conforto e d’incoraggiamento.
Tutti mi dicono: Fame, fame, fame…! Non ho una risposta da dare se non quella sentita dai miei confratelli che sperano di mettersi in contatto con la PAM o la OXFAM e che i depositi dei commercianti si aprano per fare gli acquisti necessari! Posso offrire loro un gesto di bontà, di simpatia, far sentire loro che non sono dimenticati, che ci preoccupiamo della loro situazione. Molti se potessero avere dei viveri, qualche telo per ripararsi dalla pioggia, già partirebbero per tornare ai loro villaggi con la speranza di trovare ancora intatte le loro casupole.
Goma è diventata l’ostello dei poveri! Quei poveri che l’avidità di pochi mette in ginocchio e in una situazione di morte prematura non solo per la fame ma anche per le malattie che ne sono conseguenti. In pochi giorni ho toccato dal vivo una miseria umana che non avevo mai visto prima d’ora se non in televisione! Eppure sono quaranta anni che vivo in missione! Non finisco mai di scoprire questo nostro mondo!