04/07/13 – Egitto – Tamarrod, la ribellione che ha rovesciato Morsi

di AFRICA

Come in una nota canzone di Gino Paoli, “quattro amici al bar” hanno dato origine a ‘Tamarrod’, cioè La Ribellione, la campagna (altri lo battezzano movimento) che ha portato alla destituzione del presidente egiziano Mohamed Morsi. Hanno quindi aperto la fase di transizione politica guidata dall’esercito che dovrebbe sfociare nuove elezioni presidenziali, un governo di unità nazionale e nuove elezioni parlamentari, con la partecipazione di tutte le forze politiche. Inclusi i Fratelli Musulmani che continuano a denunciare gli eventi di ieri come un golpe militare e che per domani annunciano grandi manifestazioni. Mahmoud Badr – il giornalista-portavoce che con tono stentoreo ieri aveva annunciato in tv che l’esercito doveva arrestare il presidente Morsi – Mohamed Abdel Aziz, Hassan Shahin, Mai Wahba, unica presenza femminile, Mohamed Heikal, tutti tra 22 e 30 anni di età – sono gli ‘eroi’ – scrive Il New York Times – che si sono opposti ai Fratelli Musulmani, raggiungendo un traguardo che le tradizionali opposizioni non sembravano in grado di conquistare.

Forse proprio per questo man mano che la protesta cresceva, adesioni sono poi venute dal rappresentativo Fronte Nazionale di Salvezza (capeggiato dal premio Nobel per la pace Mohamed el Baradei), dal movimento del 6 Aprile (che aveva dato la stura alla rivoluzione di gennaio 2011), ed altre formazioni politiche di minor rilievo. Fogli di carta e penne per raccogliere i 22 milioni di firme in strada e in qualsiasi luogo pubblico, che hanno testimoniato la volontà di una parte degli egiziani di mandar via il presidente fratello musulmano e allontanare quel processo di marcata islamizzazione del paese poco condiviso. Con quegli strumenti poveri e poco costosi (come i getti d’acqua con i quali l’esercito egiziano nel 1973 respinse quello israeliano dal Sinai, ricorda in tv uno dei cinque), ‘Tamarrod’, nato il 28 aprile, ha vinto, almeno per ora, una battaglia che nessuno dava per scontata quando il primo maggio cominciò la raccolta delle firme. Quando Badr annunciò che il 30 giugno, allo scadere esatto di un anno dall’elezione di Morsi a presidente, una grande protesta avrebbe mandato via i dirigenti eletti l’anno scorso, nella certezza che quelle elezioni non furono trasparenti come si disse, e soprattutto dopo la grande delusione per i mancati obiettivi della rivoluzione di gennaio 2011, in Egitto si diffusero preoccupazioni diverse. Sia sulle iniziative che i Fratelli potevano avviare per disinnescare l’ondata di proteste – due campagne furono promosse da Morsi, Mùayyed (sostenitori) e Tagarrod (imparzialità), con la raccolta di 11 milioni di firme – che sulle reazioni, anche violente, di chi voleva mantenere al potere quei dirigenti, denunciando poi in queste ore l’antidemocraticà del ‘golpe militare’ di ieri.

Resta da vedere domani, dopo la preghiera del venerdì’, se i Fratelli Musulmani attueranno azioni anche non rispettose della legalità, per ribaltare il nuovo equilibrio politico che ieri i militari hanno annunciato con la volontà di dare all’Egitto una nuova fase di democrazia.  * Remigio Benni – ANSAmed

 

 

 

 

 

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