Botswana, il Paese dello stipendio d’oro

di Enrico Casale
Botswana

??????????Immaginatevi se il Governo Renzi convocasse a Palazzo Chigi i rappresentanti sindacali del pubblico impiego e proponesse loro un aumento salariale del 4% annuo, un aumento degli straordinari e un’indennità per l’alloggio. Probabilmente i sindacalisti si alzerebbero dal tavolo delle trattative, abbraccerebbero Renzi, lo bacerebbero e firmerebbero senza battere ciglio. Ma questo avverrebbe in Italia, Paese che dal 2008 deve fare i conti con un deficit enorme e un’economia in fase di stagnazione dal 2008.

In Botswana le cose sono diverse. Qui il sindacato può permettersi di chiedere un aumento asalariale del 16%. E il Governo può offrire un incremento del 4%. L’economia infatti è una delle più floride dell’Africa. Dal 1966, anno dell’indipendenza, il Pil è sempre cresciuto e anche nel 2014 la tendenza si è confermata con un incremento del 4,7% del Pil (il Pil pro-capite si attesta intorno ai 7mila dollari Usa all’anno). La maggiore fonte di reddito è costituita dalle miniere di diamanti, di cui il Botswana è il maggior produttore mondiale. Questa industria costituisce circa il 40% del Pil. Uno degli obiettivi principali del governo è infatti di diversificare il sistema economico rispetto a questa fonte di guadagno. Il turismo è in espansione e negli ultimi anni si è attestato a circa il 10% del Pil, grazie soprattutto al particolare ecosistema del Paese, che lo rende una meta turistica attraente dal punto di vista delle bellezze naturali.

È proprio grazie a queste performance (che però nascondono una povertà crescente e un’ampia diffusione del virus Hiv-Aids) che all’inizio dell’anno, i sindacati del Pubblico impiego si sono spinti a chiedere un aumento del 16% dei salari. Questo incremento permetterebbe, secondo i sindacati, di far fronte al maggiore tasso di inflazione dovuta all’aumento delle tariffe di alcuni servizi pubblici. Il Governo di Gaborone ha però rifiutato la rivendicazione. Offrendo da parte sua un aumento del 4% insieme a un incremento degli straordinari e delle indennità per gli alloggi. Nonostante il bilancio statale possa vantare un surplus di 26 milioni di euro, i conti pubblici non possono, secondo gli economisti vicini dal Governo, sopportare un incremento del 16% della massa salariale. Tra l’altro, in passato, il Fondo monetario internazionale ha già più volte invitato il Governo a tagliare la spesa salariale annuale che rappresenta il 10% del Pil, una cifra eccessiva secondo l’organizzazione con sede a Washington.

Le trattative sono ancora in corso. Alcuni osservatori sostengono però che un accordo potrà essere raggiunto entro il 31 marzo. Con un po’ di invidia da parte di Cgil, Cisl e Uil.

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