Intensi bombardamenti contro le posizioni dei ribelli del Movimento 23 marzo (M23) a Kanyarucinya e Kibati, circa 15 chilometri a nord di Goma, capoluogo del Nord-Kivu, si sono susseguiti durante tutta la giornata di ieri.
L’offensiva delle forze armate congolesi (Fardc) non avrebbe riscontrato molta resistenza, secondo fonti dell’Agenzia France Presse, mentre la società civile del Nord-Kivu accusa l’esercito ruandese di partecipare direttamente ai combattimenti in sostegno all’M23.
In un comunicato, la società civile sostiene che due bombe partite da Rwashingu, in Rwanda, sono cadute nei pressi di due villaggi congolesi, senza provocare vittime. Le stesse fonti aggiungono che le truppe ruandesi si sarebbero raggruppate alla frontiera in vista di una possibile incursione su Goma.
Lunedì, era stato il Rwanda ad accusare l’esercito congolese e la Missione Onu (Monusco) di aver bombardato il territorio ruandese.
Non si conosce il bilancio preciso degli scontri di ieri, ma secondo la società civile almeno 32 ribelli dell’M23 e tre soldati regolari sono stati uccisi.
La Monusco non è mai intervenuta direttamente nella nuova ondata di combattimenti in corso da alcuni giorni. Nel Nord-Kivu si sta dispiegando la prima brigata speciale dell’Onu con potere offensivo, destinata a combattere i gruppi ribelli armati. Per ora i caschi blu sostengono di agire soltanto per la protezione dei civili. * Celine Camoin – Atlasweb