A una settimana dal voto cruciale per il futuro del Mali, la tensione è alta nella regione nord-orientale di Kidal ed è ulteriormente cresciuta dopo il rapimento, sabato, di cinque operatori elettorali e di un vice sindaco. Il convoglio sarebbe stato fermato nei pressi di Tessalit (circa 200 km da Kidal), dove gli operatori stavano distribuendo la carta di identificazione nazionale (Nina), necessaria per andare a votare. I sei, liberati nel giro di poche ore, sarebbero stati bloccati da uomini armati del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla), il gruppo tuareg che ha ancora una posizione dominante nel capoluogo di Kidal e nell’omonima regione.
A puntare il dito sull’Mnla sono stati alcuni esponenti del governo e della pubblica amministrazione, che accusano i tuareg di voler impedire le votazioni e di reprimere le popolazioni di origine nera, favorevoli al voto e all’unità del Mali. Il portavoce dell’Mnla, Mahamadou Djéri Maiga, ha respinto ogni responsabilità nel rapimento, sostenendo invece che sono alcuni candidati e dirigenti politici a voler “sabotare” le presidenziali in agenda per il 28 luglio.
A Kidal, nonostante la presenza dei caschi blu della Missione Onu (Minusma), per lo più africani, dei militari francesi e di un piccolo contingente di maliani, la situazione rimane instabile ed imprevedibile. Proprio ieri un ordigno artigianale nascosto è stato rinvenuto in pieno centro e nei giorni scorsi quattro persone sono rimaste uccise in violenze tra la comunità tuareg e quelle di origine africana, favorevoli a Bamako; numerosi negozi sono stati saccheggiati e incendiati. Finora soltanto uno dei 27 candidati alle presidenziali, l’ex primo ministro Ibrahim Boubacar Keïta (Ibk), candidato del Raggruppamento per il Mali (Rpm), ha fatto campagna nell’instabile capoluogo. L’emissario per il Nord, Tiébilé Dramé, si è invece ritirato dalla corsa elettorale in segno di protesta per condizioni negative di organizzazione del voto, che “mettono a rischio il futuro stesso del paes”.
Ha invece contribuito a stemperare il clima di tensione l’incontro tenuto ieri a Bamako tra il presidente di transizione Dioncounda Traoré e sette rappresentanti tuareg dell’Mnla e dell’Alto consiglio per l’unità dell’Azawad (Hcua). Il mese scorso le due parti hanno firmato un accordo di pace a Ouagadougou, dove oggi si svolgerà una riunione con i mediatori burkinabe per fare il punto dell’attuazione dell’intesa. “Con il presidente maliano abbiamo parlato di pace e di riconciliazione (…) Fare la guerra è facile, ricostruire è invece più difficile. Tutti noi dobbiamo rispettare gli impegni presi davanti alla comunità internazionale” ha dichiarato il portavoce dei due gruppi ribelli, Ibrahim Ag Mahamoud Assaleh. – Misna