Dopo quasi due settimane di combattimenti nella provincia del Nord Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo (RDC), permane la preoccupazione dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) per la situazione della popolazione civile nelle aree interessate dal conflitto. Come riferisce una nota dell’agenzia dell’Onu, la sera di domenica scorsa, dai posti di frontiera nel distretto di Bundibugyo, nell’ovest dell’Uganda, era possibile sentire esplosioni di bombe e colpi di arma da fuoco provenienti dal lato congolese del confine. E’ comunque relativamente basso il numero di persone che ha cercato rifugio oltre frontiera. Le agenzie umanitarie non hanno accesso all’area e resta quindi difficile conoscere le condizioni di coloro che non riescono ad oltrepassare il confine. Dall’area di Kamango i rifugiati impiegano circa 12 ore per raggiungere a piedi la frontiera ugandese. Il personale UNHCR di base a Bubukwanga sta verificando la frequenza di episodi di violenza sessuale e di genere tra le persone vulnerabili che arrivano nel campo. Finora non sono stati riscontrati casi ma l’Agenzia e i suoi partner stanno valutando la possibilita’ di inviare nel campo esperti in materia, oltre che in protezione dei minori. Fino a lunedi’ sera nel centro si trovavano 104 minori non accompagnati, tra i quali 89 maschi e 29 femmine. Complessivamente 41 minori sono stati riuniti ai propri famigliari. Nel frattempo – come riferiscono gli operatori UNHCR attivi nella capitale del North Kivu, Goma – proseguono i combattimenti tra le forze governative della RDC e il gruppo ribelle M23. – Asca