E’ al centro del dibattito governativo la riforma della Corte elettorale speciale (Ces) sollecitata dalla comunità internazionale. I nove magistrati dell’istituzione elettorale sono stati duramente criticati per aver convalidato lo scorso 3 maggio tre candidature contestate, quelle di Andry Rajoelina, Lalao Ravalomanana e Didier Ratsirika. Nonostante le pressioni dei partner regionali ed occidentali i tre politici non intendono ritirarsi dalla competizione elettorale e rischiano sanzioni mirate.
Negli ultimi giorni è la composizione stessa della Ces che sta alimentando il dibattito politico ma anche la modalità istituzionale con la quale riformala. L’attuale uomo forte dell’isola, Rajoelina, al potere dal 2009, intende proporre una legge da sottoporre al voto del parlamento: una procedura che si preannuncia lunga. Con un piano di uscita di crisi il Gruppo internazionale di contatto per il Madagascar (Gic-M) ha dato un ultimatum alle autorità, il 31 luglio, per modificare la Ces, suggerendo al presidente di transizione di firmare una semplice ordinanza. Da ieri Rajoelina si trova in Tanzania dove ha avuto un colloquio col suo omologo Jakawa Kikwete, presidente della troika dalle Comunità di sviluppo dell’Africa australe (Sadc).
Per protestare contro lo stallo politico e per chiedere lo svolgimento delle presidenziali in tempi brevi – previste per il 24 luglio ma rinviate a data da destinarsi – i sostenitori di Laza Razafiarison, uno dei 41 candidati in lizza, sono scesi per le strade di Antananarivo. La protesta di ieri è stata dispersa dalle forze di polizia con gas lacrimogeni; per le autorità il raduno non era stato autorizzato. Razafiarison e sette altre persone sono state arrestate poche ore fa dalla gendarmeria della capitale. – Misna