Un attacco nel Sinai, in cui sono morti 24 poliziotti, la convocazione di nuove manifestazioni al Cairo da parte dei sostenitori del deposto presidente Morsi, dopo che domenica erano stati annullati tutti i raduni in programma e l’annuncio della scarcerazione dell’ex presidente Hosni Mubarak.
Si apre così la settimana in Egitto, all’indomani di una giornata di relativa calma in cui il generale Abdel Fatah Al Sisi ha parlato al Paese in diretta televisiva. ”In Egitto c’è posto per tutti”, ha detto il grande capo delle forze armate in quella che è sembrata un’apertura ai Fratelli musulmani. Ma il generale ha anche detto no a “un conflitto religioso” che rischia di portare il Paese in “un tunnel oscuro”.
E sulla situazione in Egitto si terrà mercoledì un vertice straordinario dei ministri degli Esteri dell’Unione Europea.
Il bilancio dell’attacco nel nord del Sinai, nella parte settentrionale dell’Egitto, è di almeno 24 poliziotti egiziani uccisi. Due autobus della polizia egiziana, secondo quanto riferito da fonti della sicurezza, sono finiti sotto attacco vicino alla città di Rafah nei pressi del confine con la Striscia di Gaza. Un numero imprecisato di agenti è rimasto ferito. Dopo la destituzione del presidente Mohamed Morsi, avvenuta il mese scorso, il Sinai è stato teatro di numerosi attacchi di gruppi jihadisti contro le forze di sicurezza egiziane.
L’Allenza chiede intanto un’inchiesta internazionale sull’uccisione, avvenuta domenica di 36 detenuti, tutti appartenenti ai Fratelli Musulmani, uccisi dalle forze di sicurezza, mentre tentavano la fuga durante un trasferimento verso il carcere di Abu Zaabal. “Riteniamo i leader del golpe – si legge in una nota – in particolare il capo delle forze armate, Abdel Fattah al-Sisi, e il ministro dell’Interno, Mohamed Ibrahim, responsabili di questo crimine e chiediamo un’inchiesta internazionale su questo e altri crimini da loro perpretrati”.
Ritornerà presto in libertà Hosni Mubarak. Le autorità giudiziarie del Cairo hanno disposto la scarcerazione dell’ex presidente egiziano, riferisce il quotidiano ufficiale al-Ahram, secondo il quale Mubarak potrebbe essere liberato entro 48 ore. Fonti giudiziarie interpellate dall’agenzia Dpa sostengono invece che il rilascio potrebbe arrivare già nelle prossime 24 ore, se l’autorità competente verificherà l’avvenuto pagamento di una somma patteggiata in un altro processo per corruzione.
Nei confronti dell’ex rais sono cadute le principali accuse relative a un processo per corruzione e distrazione di fondi pubblici, ma dovrà comunque essere processato per altre accuse meno gravi, per le quali la permanenza in carcere non è necessaria. I giudici hanno invece deciso che restano in prigione, nell’ambito dello stesso processo, i due figli di Mubarak, Gamal e Alaa.
“Nessuna opzione è stata esclusa oggi, ma non ho sentito parlare di nessuna possibilità di sanzioni” ha detto oggi il rappresentante speciale della Ue per il Mediterraneo meridionale, Bernardino Leon, riferendosi a quanto è stato discusso nella riunione tecnica di oggi a cui hanno partecipato gli ambasciatori dei 28 Paesi membri. La Ue intende rimanere “interlocutore chiave” e “mantenere i canali aperti” con l’Egitto. Leon ha quindi spiegato che alla riunione dei ministri degli Esteri della Ue fissata per mercoledì prossimo il capo della politica estera Catherine Ashton presenterà una serie di possibili risposte alla situazione in Egitto.
“Abbiamo paura: la situazione qui è molto grave, non siamo mai tranquille, la notte non riusciamo più a dormire perché viviamo nel terrore”. E’ suor Letizia a dar voce ai timori e alle preoccupazioni delle francescane presenti in Egitto. “Nella nostra scuola al Cairo – riferisce all’Adnkronos – noi dell’ordine delle Minime Suore del Sacro Cuore francescano siamo rimaste in cinque, due suore e tre sorelle che hanno intrapreso il cammino religioso. Ma le francescane sono molto presenti in altre zone della capitale e in varie città dell’Egitto”. Suor Letizia confessa: “Non ci sentiamo protette, anche se non è per colpa dello Stato o del governo egiziano. Siamo sempre sotto pressione, per la presenza dei terroristi; abbiamo anche tolto la targa dalle pareti della casa che ospita la nostra scuola. Dalle sette del pomeriggio alle sei del mattino la zona è completamente al buio, c’è il coprifuoco e non passa anima viva. Noi non usciamo più neanche di giorno, tutto il lavoro è fermo: restiamo chiuse nell’edificio e l’unica cosa che possiamo fare è pregare”.
Preoccupazione, dolore e sofferenza per il popolo egiziano è stato espresso anche dal presidente del Senato Pietro Grasso in risposta a una dichiarazione di Magdy Anba, un cittadino egiziano che gli aveva contestato il contenuto di un precedente post sulla drammatica crisi che sta funestando l’Egitto. “Quale sincero amico dell’Egitto e del popolo egiziano e instancabile sostenitore dello stato di diritto, dei diritti fondamentali e della democrazia, ritengo mio dovere esprimere la mia preoccupazione e il mio dolore per la sofferenza del popolo egiziano e la mia solidarietà a tutti i cittadini egiziani che aspirano alla dignità e alla libertà e a contribuire al benessere del proprio Paese”. – Adnkronos\Ign