Un comunicato diffuso nelle ultime ore dalla Joint Task Force (Jtf), su cui i vertici della Difesa (Dhq) hanno tuttavia espresso alcuni dubbi, ha sollevato incertezza sulla sorte di Abubakar Shekau, capo della setta Boko Haram dal 2009, dopo la morte del fondatore Mohammed Yusuf.
In una nota le forze speciali dell’esercito nello Stato nord-orientale di Borno hanno riferito che ci sarebbero alte probabilità che Shekau sia morto fra il 25 luglio e il 3 agosto, dopo essere rimasto ferito in uno scontro armato con i militari nella foresta di Sambisa il 30 giugno. “Shekau è stato ferito a morte e trasportato ad Amitchide, una località di confine con il Camerun, per ricevere cure che non lo hanno mai guarito” riporta la nota, ricordando i crimini che pesano sul leader della setta: dai rapimenti anche di cittadini stranieri all’uccisione di importanti esponenti religiosi islamici nel nord ad attacchi dinamitardi contro postazioni della polizia e finanche il quartier generale dell’Onu ad Abuja.
In un video diffuso il 13 agosto per rivendicare la responsabilità di alcuni attacchi, secondo la Jtf Shekau sarebbe stato impersonato “da un impostore per raggirare i membri della setta esortandoli a proseguire il terrorismo e a ingannare le menti prive di discernimento”. Le forze speciali dell’esercito hanno quindi esortato i militanti del gruppo estremista a dichiarare la resa.
In attesa di una conferma da fonti indipendenti, tuttavia, i vertici della Sicurezza hanno esortato alla “cautela”. Le prove portate dalla Jtf, hanno precisato, “presentano alcune lacune che dobbiamo colmare attraverso ulteriori indagini”. Sulla testa di Shekau pesa una taglia di 7 milioni di dollari posta dagli Stati Uniti. Già il 14 agosto l’esercito aveva annunciato la morte di Momodu Bama, alias Abu Saad, considerato il vice di Shekau. – Misna
