I ribelli del Movimento 23 marzo (M23) hanno annunciato che cesseranno le ostilità nell’est del Congo e si ritireranno dalla linea del fronte per permettere lo svolgimento di un’indagine sui bombardamenti che hanno colpito il vicino Rwanda. Lo ha detto oggi il capo del gruppo, Bertrand Bisimwa all’emittente Radio france internazionale (Rfi) confermando che “abbiamo appena chiesto alle nostre forze di ritirarsi dal fronte Kanyaruchinya e cesseremo i combattimenti per permettere di indagare su chi bombardava il Rwanda”.
Ieri il governo di Kigali aveva denunciato che alcuni colpi di artiglieria sparati dalla Repubblica Democratica del Congo, ed esplosi per “provocazione”, avrebbero raggiunto il villaggio di Gisenyi, in territorio ruandese, uccidendo una persona.
Sul bombardamento tuttavia, circolano versioni contrastanti e le Nazioni Unite, presenti in Nord Kivu con la missione Monusco, sostengono che i proiettili sono partiti da “posizioni del M23”, il gruppo ribelle che da mesi minaccia la stabilità della zona.
Dalla metà di luglio sono ripresi i combattimenti nell’area di Goma, capoluogo del Nord Kivu, tra i ribelli dell’M23 e le forze armate congolesi con il sostegno dei caschi blu. Negli ultimi giorni gli scontri sono stati particolarmente intensi dopo che la brigata di intervent affiancata al contingente internazionale è passata al contrattacco contro le posizioni dei ribelli a nord di Goma.
Il Movimento del 23 marzo è solo l’ultimo gruppo ribelle armato che cerca di conquistare terreno nella zona orientale del paese, in cui da decenni si muovono gruppi e milizie armate ostili al governo centrale. Le nazioni Unite accusano Uganda e Rwanda di sostenere i ribelli e alimentare la destabilizzazione nell’area, che sta producendo centinaia di migliaia di profughi. – Misna
