03/09/13 – Ciad – Prigionieri dimenticati e morti in carcere, una denuncia da N’Djamena

di AFRICA

“Cinque prigionieri sono morti asfissiati in una cella di quattro metri per quattro, senza finestre, nella quale sono rinchiuse fino a 70 persone. I detenuti passano la notte per lo più in piedi oppure seduti come possono uno sopra l’altro. Anche durante la stagione delle piogge, come ora, fa caldo e non circola l’aria”: è la denuncia trasmessa alla MISNA da fonti locali in merito alle condizioni “disumane” per i prigionieri del carcere di Am Sinene, il più grande della capitale N’Djamena.

Le ultime cinque vittime hanno perso la vita nella notte tra martedì 27 e mercoledì 28 agosto nella prigione che dovrebbe ospitare al massimo 500 persone ma dove attualmente i detenuti sono almeno 1500. “Oltre che per il sovraffollamento delle celle, le condizioni sono disumane anche per la mancanza di cibo, mentre l’acqua, quando c’è, è sporca e non filtrata. Tanto è vero che i prigionieri si ammalano e non vengono nemmeno curati” aggiungono le stesse fonti, anonime per motivi di sicurezza. “Per non parlare di tutti quei prigionieri dimenticati, finiti dentro senza alcun capo d’accusa, e che poi rimangono a lungo in assenza di un intervento di legali o difensori dei diritti umani” concludono gli interlocutori della MISNA lanciando un grido d’allarme alla comunità regionale ed internazionale “per porre fine a questo stillicidio”.

Da anni inchieste e rapporti di organizzazioni di difesa dei diritti umani, tra cui Amnesty International, denunciano “trattamenti crudeli, disumani e degradanti nelle carceri ciadiane dove vigono condizioni di detenzione spaventose” a causa del sovraffollamento, della mancanza di acqua, cibo e medicinali ma anche delle esazioni inflitte dalle guardie carcerarie in “totale impunità”.

Dallo scorso 1° maggio, giorno del presunto complotto ai danni del presidente Idriss Deby Itno, attivisti e esponenti della società civile hanno lanciato l’allarme per l’arresto arbitrario di diversi esponenti delle forze di sicurezza ma anche di parlamentari e giornalisti, definendolo “un pretesto delle autorità per rafforzare il dispositivo di sicurezza a scapito del rispetto dei diritti umani”. – Misna

 

Condividi

Altre letture correlate:

1 commento

Roberto Sxyz 18 Febbraio 2019 - 20:56

Oggi, 18 feb. 2019, la giornalista della TV ha detto che il cibo non lo danno ai prigionieri e se lo devono procurare da soli e cioè devono pagarlo. Perchè questa notizia non appare altrove? Da quando succede? Hanno possibilità di lavorare in carcere per pagarsi il cibo? E se sono malati lo ottengono per diritto? Se questi diritti vengono infranti significa un Olocausto e significa Hitler nato di nuovo. Il tutto richiede un colpo di stato ed una invasione da parte di nazioni democratiche. Che politici abbiamo? Dormono?

Rispondi

Lascia un commento

Accetto la Privacy Policy

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.